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Attualità

Il mistero della Natività di Caravaggio, il quadro più ricercato al mondo

Pubblicato da
Gabriele M.

La Natività di Caravaggio è un quadro famoso non solo per la sua tecnica rivoluzionaria, ma anche per la sua misteriosa scomparsa nel 1969, quando fu rubato da una chiesa a Palermo.

Il quadro della Natività di Caravaggio è un dipinto realizzato nel 1609, che raffigura la nascita di Gesù in un ambiente povero e buio, con una forte intensità emotiva. Il quadro è famoso non solo per la sua tecnica rivoluzionaria, ma anche per la sua misteriosa scomparsa nel 1969, quando fu rubato da una chiesa a Palermo. Da allora, è uno dei dipinti più ricercati al mondo.

Il mistero della Natività del Caravaggio (BonificoBancario.it)

L’FBI l’ha definito la tela “most wanted”, e su quello che è accaduto a questo famoso dipinto si sono alimentate numerosi speculazioni e anche ricerche sulla sua ubicazione. Ne hanno parlato pentiti di mafia e non solo, ma la sua sparizione è avvolta nel mistero e contribuisce al fascino leggendario dell’opera. Una storia misteriosa, lunga quasi mezzo secolo, ma che è ancora oggetto di indagini.

Cosa è accaduto la notte del furto della Natività del Caravaggio

La notte del 17 ottobre 1969, il celebre dipinto, noto come La Natività con San Francesco e San Lorenzo, fu rubato dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo: tra i testimoni di quella notte, c’è Antonella Lampone, una ragazza che all’epoca aveva 15 anni e viveva lì con la madre, Maria, e la zia. La scomparsa del quadro, appeso da secoli sopra l’altare, scosse profondamente la famiglia della giovane e ha alimentato molte ipotesi.

La chiesa da cui è stato sottratto il dipinto del Caravaggio (BonificoBancario.it)

Si sospetta che la mafia siciliana fosse dietro al furto, e il parroco dell’oratorio, Benedetto Rocco, rivelò in seguito che il dipinto fosse stato nascosto in casa di Gaetano Badalamenti, un potente boss mafioso, coinvolto in altre gravissime vicende e condannato anche per la morte di Peppino Impastato, militante e attivista contro la mafia. Nonostante tentativi di recupero e trattative, il dipinto è rimasto uno dei più ricercati al mondo.

Molti dei testimoni cruciali, tra cui gli stessi don Benedetto Rocco e Tano Badalamenti, sono ormai morti, inoltre anche i fascicoli delle indagini sembrano essere spariti. Antonella Lampone ricorda che, prima del furto, sua madre aveva chiesto maggiore sicurezza per una finestra dell’oratorio, preoccupata dopo che alcuni individui sospetti le avevano chiesto di vedere il dipinto. La Curia vaticana non aveva però ritenuto necessaria alcuna azione.

La testimonianza di alcuni pentiti di mafia

Fu proprio da quella finestra che i ladri entrarono nella chiesa quella notte piovosa. Le indagini sul furto sono riprese nel 2024, quando un informatore mafioso ha rivelato che Gaetano Badalamenti fosse in contatto con un mercante d’arte in Svizzera, e ora si indaga in quel paese. Della vicenda, si occupa anche la trasmissione FarWest, condotta su Rai 3 da Salvo Sottile.

Dettaglio della Natività del Caravaggio (BonificoBancario.it)

Si teme peraltro per la stessa integrità di un dipinto dal valore inestimabile: alcuni collaboratori mafiosi, come Francesco “Mozzarella” Marino Mannoia, hanno testimoniato che la tela fu arrotolata per essere portata via, ma questo danneggiò la vernice del dipinto. Gli esperti avvertono che questo errore potrebbe aver compromesso gravemente l’opera.

Se fosse vero che il Caravaggio rubato non è stato distrutto ma invece venduto a un collezionista svizzero, ciò smentirebbe voci precedenti, come quella che lo vedeva divorato dai topi in un granaio o tagliato a pezzi per facilitarne lo smaltimento. Sebbene le autorità italiane, e in particolare quelle palermitane, siano ansiose di recuperarlo, è prudente trattare con cautela le testimonianze.

Purtroppo, bisogna considerare che il quadro potrebbe essere stato passato tra diverse famiglie mafiose e che storie sulla sua distruzione potrebbero aver nascosto una vendita a un collezionista privato. Sul quadro e su che fine abbia fatto, ha indagato anche il giornalista siciliano Riccardo Lo Verso, che qualche anno fa ha pubblicato il saggio “La tela dei boss”, in cui evidenzia le tante falle anche nell’inchiesta su questa vicenda.

Gabriele M.

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