Vittorio Sgarbi è coinvolto in un’intricata vicenda legata a un dipinto del 1600, accusato di esportazione illecita e falsificazione. Una perizia rivela dettagli decisivi che potrebbero metterlo nei guai. Scopri i misteri legati all’opera “Concerto con bevitore” e le conseguenze legali per il critico d’arte.
Vittorio Sgarbi, noto critico d’arte e ex sottosegretario, è al centro di una vicenda giudiziaria che coinvolge un dipinto del caravaggista Valentin de Boulogne, intitolato “Concerto con bevitore”. Questo quadro, che secondo Sgarbi sarebbe stato trovato intatto nella soffitta della sua villa, è diventato il fulcro di un’inchiesta legale che rischia di compromettere seriamente la sua reputazione e la sua libertà.
La perizia eseguita sulla tela, tuttavia, ha rivelato dettagli che mettono nei guai il critico, ora accusato di exportazione illecita, riciclaggio, autoriciclaggio e contraffazione di opere d’arte. Cerchiamo di capirne di più, mentre nella puntata del 2 dicembre di Lo Stato Delle Cose, la troupe di Massimo Giletti è pronta a regalare uno scoop.
La scoperta e le accuse di falsificazione
Sgarbi ha sempre sostenuto di aver trovato l’opera di Valentin de Boulogne così com’era nella soffitta della sua villa in provincia di Viterbo, senza averla modificata. Secondo il critico, il quadro sarebbe stato scoperto casualmente e sarebbe stato destinato a tornare alla luce grazie al suo intervento. Tuttavia, le indagini hanno preso una piega imprevista quando una perizia condotta nel caveau dei Carabinieri ha evidenziato alcune discrepanze che fanno dubitare della sua versione.
La perizia, in particolare, ha svelato che il dipinto originale presentava delle differenze rispetto a quello ritrovato, tra cui l’aggiunta di una torcia che, secondo il falsario coinvolto nel caso, era stata inserita su richiesta di Sgarbi stesso. Il falsario ha infatti confessato di aver aggiunto il dettaglio su indicazione dell’ex sottosegretario. Questa ammissione ha avuto un peso decisivo nell’inchiesta, aggravando la posizione di Sgarbi e confermando che il dipinto fosse stato modificato in modo illecito.
La posizione legale di Sgarbi: rischi e opzioni
Le conseguenze legali per Sgarbi sono gravi. Se condannato, il critico potrebbe affrontare una pena che va dai 4 ai 12 anni di carcere per i reati a lui imputati. Le opzioni che ha di fronte ora sono limitate: una possibile confessione e il conseguente patteggiamento potrebbero ridurre la pena, ma sarebbe comunque un passo doloroso per Sgarbi, che ha sempre sostenuto la sua innocenza. Se, invece, decidesse di affrontare un processo, le probabilità di una condanna sembrano essere elevate, soprattutto in seguito alle rivelazioni emerse dalla perizia e dalla testimonianza del falsario.
In questa fase, il suo avvocato sta cercando una soluzione alternativa, avviando trattative con il legale della proprietaria del dipinto, Margherita Buzio, un’anziana signora che è stata parte civile nel procedimento. Se un risarcimento congruo venisse concordato, è possibile che la signora Buzio decida di ritirare la sua costituzione di parte civile, favorendo così una riduzione della pena per Sgarbi. Tuttavia, il Ministero non ha ancora preso una posizione ufficiale in merito e non si è costituito parte civile.
La possibile confisca del dipinto
Un altro aspetto cruciale della vicenda riguarda il destino del dipinto. Attualmente sequestrato, l’opera potrebbe essere confiscata dallo Stato, diventando così parte del patrimonio pubblico. Questa possibilità è legata alla decisione della giustizia riguardo alle modalità di provenienza e alla natura illecita delle operazioni relative al quadro.
La confisca sarebbe un colpo duro per Sgarbi, che aveva avuto a che fare anche in passato con alcuni problemi “giudiziari” – nulla di serio in quel caso, a dire la verità – e che perderebbe non solo la proprietà dell’opera, ma anche la sua posizione difensiva nel caso.
Il dipinto del Manetti: la vicenda parallela
Oltre alla perizia sul dipinto di Boulogne, Sgarbi è anche coinvolto in una vicenda parallela riguardante un altro quadro, attribuito a Manetti, un pittore del Seicento. Questo dipinto, trafugato nel 2013 e ricomparso nel 2021 a Lucca, è stato oggetto di un’inchiesta giudiziaria, che ha portato alla conclusione che fosse stato rubato e taroccato.
I pm sostengono che il quadro fosse stato modificato per incrementarne il valore e il critico d’arte potrebbe essere ritenuto responsabile di queste modifiche, con ripercussioni legali altrettanto gravi. La chiusura dell’indagine da parte della Procura di Macerata segna un punto cruciale, mentre l’attenzione del pubblico e dei media si concentra sempre di più su queste vicende.