Si allarga, a dismisura, la composizione del BRICS, il vertice monetario informale nato primi anni del 21° Secolo. Ecco chi ne fa parte e quanto vale
Quando nel 1989 inizia il disfacimento del blocco economico militare, noto come Patto di Varsavia, i maggiori analisti dichiararono, con una certa inutile enfasi ed una certa prosopopea, la “fine della Storia” e la vittoria definitiva dell’economia di mercato e del sistema capitalistico. La cronaca dei trenta anni successivi ci ha raccontato qualcosa di ben diverso.
La fine del blocco sovietico, infatti, ha di certo chiuso una parentesi oscura e controversa della Storia ma ha, al tempo stesso, generato tutta una serie di conflitti, armati e non, a livello locale. Conflitti che hanno avuto l’apice nella Guerra nella ex Jugoslavia, il territorio che ricomprendeva le attuali Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Macedonia, Montenegro, Serbia, Kosovo- Voivodina e Slovenia e quella tra Russia e Ucraina.
Per non tacere, ovviamente, dei vari conflitti nel Golfo Persico, della cosiddetta Primavera araba dei primi Anni Dieci e inevitabilmente dell’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001. Tutti elementi che hanno avuto un unico comune denominatore, l’assenza di una conferenza di Pace sullo stile della Yalta della Seconda Guerra Mondiale e soprattutto, di un riequilibrio delle risorse economiche.
Tutti fattori che, all’inizio del Ventunesimo Secolo, hanno spinto sei Paesi, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica a mettere in piedi un vertice economico informale. Lo scopo quello di coordinare le proprie azioni e le proprie risorse. Una sorta di terzo polo mondiale da affiancare agli Stati Uniti e all’Unione Europea. Il BRICS, negli anni, ha avuto risalto soprattutto tra gli analisti economici. I loro vertici hanno avuto copertura mediatica essenzialmente per analisi monetarie e finanziarie. Ma nel vertice del 2023 si è determinato un fatto nuovo, forse decisivo.
Nel bel mezzo della guerra tra Russia e Ucraina una serie di Paesi, di peso economico specifico, ha deciso di aderire al raggruppamento. Si tratta nel dettaglio di Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati arabi uniti, Etiopia ed Iran. Tutte economie emergenti e di rilevante peso specifico. Questo fattore ha tre conseguenze dirette. La prima l’aumento della solidarietà politica fra gli undici membri, soprattutto nell’ottica di una Conferenza di Pace per Kiev e, l’accelerazione verso una moneta unica tra i Paesi membri e, non da ultimo, la costruzione di un polo geo-politico che cuba il 36% delle economie mondiali