L’avvicinarsi dell’autunno mette al centro del dibattito politico le scelte per il DEF e soprattutto per la Legge di Bilancio 2024
Passato Ferragosto, a dispetto delle ferie in corso e della canicola, il dibattito Pubblico, e in particolare quello politico, iniziano a guardare alle scadenze dell’autunno e dell’inverno. Si parte, come di consueto, con le interviste ai principali giornali e media televisivi per poi, approdare ai grandi appuntamenti politici come il Meeting di Comunione e Liberazione e delle feste di Partito.
E proprio da uno di quei palchi, dal Meeting di Comunione e Liberazione, sono arrivate le prima indicazioni, già molto nette in verità, su due passaggi decisivi della politica. Parliamo nello specifico del DEF, il Documento Economico Finanziario e della Legge di Bilancio per l’Anno 2024. Due strumenti tecnici, ma decisivi, per il funzionamento dello Stato italiano.
Il primo viene scritto materialmente dai tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanza e indica nel dettaglio tutte le cifre che il Governo, in particolare il Ministro preposto, intendono utilizzare per il nuovo anno. È in sostanza quello che indica quanto e come si può spendere. Da esso deriva direttamente il secondo che invece viene varato sotto forma di Legge dal Parlamento, Senato più Camera su proposta del Governo.
I due strumenti, come si può evincere, sono strettamente collegati anzi sono uno direttamente dipendente dall’altro. E come anticipato in questi giorni sono arrivate le prime indicazioni. Una è già netta e chiara, la manovra sarà in deficit, il Governo Meloni, infatti, ha a disposizione solo 4 su 25-30 miliardi di cui si compone la manovra. E per questo, come specificato dal titolare del MEF, Giorgetti, si guarda con grande attenzione alle cifre del DEF e soprattutto alla indicazioni dell’Unione Europea.
E qui la questione si fa calda e complessa. Tra guerra, fallimento Evergrande in Cina e crisi della Germania la UE ha difficoltà ad allargare le maglie del Patto di Stabilità, quello che sovraintende le scelte economiche dei Paesi. E qui Giorgetti è chiaro. L’obiettivo del Governo Meloni non è generare nuovo deficit ma cambiare il paradigma del Patto di Stabilità stesso con l’obiettivo di farlo entrare in vigore già dal 1° gennaio 2024 in tempo per il varo della Legge di Bilancio. È quasi un Everest da scalare ma l’alternativa è tra una manovra di basso cabotaggio, un nuovo massiccio ricorso al debito o, peggio ancora, nuovi tagli e nuove tasse