Il cambiamento climatico in atto mette seriamente a rischio ecosistemi, flora, fauna e perfino la produzione di frutta come le pere.
È proprio il caso di dire “non ci sono più le mezze stagioni” e anche “non ci sono più i frutti di una volta”. Da quello che, infatti, emerge da dati diffusi dalla Coldiretti, la più grande associazione di rappresentanza degli agricoltori italiani veniamo a scoprire che da questa estate, al mercato, troviamo una ridotta quantità di pere. E relativo aumento esponenziale del prezzo.
Il motivo, sottolinea Coldiretti, è sempre e purtroppo il cambiamento climatico che stiamo vivendo con caldo torrido, alternato a bombe d’acqua e alluvioni, gelate improvvise alternate a grandinate con inevitabili danneggiamenti alle coltivazioni. Infatti, non solamente le pere sono state penalizzate con un calo della produzione del -63 %. Ma vanno in sofferenza anche le coltivazioni di melanzane, dei pomodori, delle albicocche e perfino di cocomeri e meloni. Da registrare, sempre secondo Coldiretti, che diminuiscono anche le produzioni di uva per produrre vino e del grano.
Ovviamente anche la produzione a livello europea vede in vistoso calo la produzione. Coldiretti la stima all’incirca del 13 % rispetto al precedente anno. E questo fattore crea difficoltà alla nostra filiera che, giocoforza, paga di più il prodotto finale e ricorre al prodotto estero, anche qui con aggravio di spesa, per fornire il consumatore finale.
Sempre Coldiretti segnale che anche la produzione di miele subisce un calo, ed il dato è clamoroso, del 70% rispetto al precedente anno. Questo crollo nelle produzioni delle colture ortofrutticole e non solo, è come detto fortemente legato al cambiamento climatico ma anche ad un’agricoltura nazionale che nell’ultimo lustro non ha innovato come dovuto.
Tra le tante colture colpite da questa realtà che ha visto crollare la produzione, la più danneggiata rimane comunque quella delle pere che ha quantificato il raccolto in poco più di 187.000 tonnellate. Un calcolo peraltro in eccesso e che rischia comunque di ridursi ulteriormente. Un dato che pesa in termini economici, di biodiversità, di gestione aziendale e non da ultimo nei posti di lavoro che nel settore si perdono a vista d’occhio. Come le pere del resto