Nel 2011 in Italia si è votato un referendum per rendere privatizzata, e commercializzata, l’acqua pubblica. Cosa è cambiato da allora? Una disamina fra pro e contro
L’acqua è, come tutti sappiamo, la base per la Vita. Senza non si può fare nulla. È strettamente necessaria, è vitale. La domanda quindi sorge spontanea: è meglio che, questo elemento vitale, venga gestito dallo Stato o da un Ente privato? Soppesare assieme pro e contro. Anni fa, nel vicino, ma al tempo stesso lontanissimo 2011, in Italia, si votò per un referendum veramente particolare. L’argomento della discussione era, per l’appunto, l’acqua e la sua gestione.
Il referendum, abrogativo come tutti i referendum presenti nell’Ordinamento italiano, che ne proponeva la privatizzazione passò indicando una strada definitiva e mettendo, senza possibilità di revoca, l’acqua pubblica nelle mani dello Stato e non in quelle di un ente privato. L’acqua, per quanto lo si possa ignorare, è un diritto umano. Uno dei più importanti. Formula base per lo sviluppo della vita. Seguendo questa verità, si arriva subito alla conclusione che, privatizzare l’acqua, equivarrebbe, direttamente, alla privatizzazione di un diritto umano fondamentale.
Acqua privatizzata: i cascami del Referendum del 2011
Alla messa in discussione di una legge fondamentale della sopravvivenza. Privatizzare l’acqua, in Italia, arriverebbe addirittura ad essere definito incostituzionale. L’Articolo 2 della nostra Costituzione, infatti, prende come argomento proprio la tutela dei Diritti fondamentali dell’uomo, necessario allo sviluppo e quindi alla vita come la conosciamo.
Inoltre, nel caso ci fossero ancora dei dubbi al riguardo, abbiamo un esempio concreto su quali sono le possibili conseguenze negative di una privatizzazione su larga scala di un’acqua precedentemente ritenuta pubblica. In Inghilterra, all’epoca del Governo di Margaret Thatcher, l’acqua venne privatizzata su tutto il territorio britannico. Oggi questa fonte di vita è ancora nelle mani della Thames Water con gravi conseguenze sulla gestione e sul costo finale per i sudditi di Sua Maestà Carlo III.
L’azienda fornisce regolarmente acqua corrente potabile a più di 15 milioni di londinesi ogni giorno. E ad oggi, quest’azienda, risulta essere in rosso di quasi 14 miliardi di sterline. Negli anni l’azienda ha aumentato le tariffe, redistribuzione le quote tra gli azionari, ha provato di tutto. Ma nulla ha potuto evitare la situazione attuale. L’azienda che a Londra gestisce l’acqua pubblica, rischia oggi di fallire. È quindi una scelta sbagliata quello di affidarlo unicamente nelle mani dello Stato e pagarne quindi solo i cisti di gestione? Non sembrano esserci dubbi