In alcuni casi è obbligatorio pagare la tassa di successione dopo aver presentato la dichiarazione all’Agenzia delle Entrate.
Al decesso di un parente, in alcuni casi, scatta la questione eredità e di conseguenza la successione, ossia l’istituto giuridico che permette il trasferimento di un bene agli eredi. Per aprire la successione, bisognerà presentare la cosiddetta dichiarazione di successione.
Per questa valgono delle precise regole: quando va presentata, quali sono le tempistiche e soprattutto quando scatta la tassa di successione. Anche in merito a quest’ultima bisogna sapere a quanto ammontata e quali sono le esenzioni.
Successione, cos’è e a quanto ammonta la tassa
Da anni nel nostro Paese esiste la tassa di successione. Si tratta di un’imposta legata, appunto, alla successione, ossia al trasferimento di beni agli eredi al momento del decesso di un parente.
Questa tassa non scatta sempre, ma solo in determinati casi. Nel dettaglio, questa viene calcolata in base a quanto è stato inserito nella dichiarazione di successione, il documento che deve essere presentato dagli eredi entro 12 mesi dal decesso del de cuius. Questa non va presentata se l’eredità non supera il valore di 100mila euro o non prevede beni immobili.
Una volta inoltrata si avranno 60 giorni per pagare l’imposta che, come detto sopra, dovrà essere calcolata in base alla dichiarazione rispettando le seguenti aliquote:
- 4% per trasferimenti in favore del coniuge o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti) da applicare sul valore complessivo netto, eccedente per ciascun beneficiario, la quota di 1 milione di euro;
- 6% per trasferimenti destinati fratelli o sorelle da applicare sul valore totale netto, eccedente per ciascun beneficiario, 100mila euro;
- 6% in favore di altri parenti fino al quarto grado, degli affini in linea collaterale fino al terzo grado, da applicare sul valore totale netto, senza applicazione di alcuna franchigia;
- 8% per i trasferimenti in favore di tutti gli altri soggetti da applicare sul valore complessivo netto trasferito, senza alcuna franchigia.
Infine, come stabilito dalla legge, oltre alle franchigie di 100mila euro e di 1 milione di euro, vi è una ulteriore franchigia, pari ad 1,5 milioni di euro, per i trasferimenti effettuati in favore di soggetti portatori di handicap, riconosciuto grave come disposto dalla legge n. 104 del 1992.
L’importo può essere versato al fisco a rate in versando il 20% del totale entro 60 giorni e l’altra parte in otto rate che diventano dodici se la cifra complessiva supera i 20mila euro. Non è, invece, accettata la rateizzazione per imposte inferiori ai mille euro.