Sono state diramate le regole per gli enti locali che decideranno di aderire alla pace fiscale che prevede la cancellazione dei micro-debiti: tutto quello che c’è da sapere.
Con il decreto bollette, approvato lo scorso marzo dal Governo guidato da Giorgia Meloni, è stata introdotta la pace fiscale per i contribuenti che ha esteso la cancellazione dei debiti nei confronti di Comuni e Regioni sino ad un determinato importo.
La cosiddetta pace fiscale, però, non sarà estesa a tutto il territorio nazionale, ma saranno i Comuni e gli enti a decidere se aderire entro il prossimo 29 luglio. Tra quelle che potrebbero decidere di aderire ci sono anche grandi centri italiani.
Pace fiscale, le regole per gli enti locali che aderiranno alla cancellazione dei debiti
Entro il prossimo 29 luglio gli enti locali dovranno stabilire se aderire alla pace fiscale, approvata dal Governo con il decreto dello scorso marzo che consentirà di cancellare i micro debiti maturati con Comuni e Regioni sino alla soglia dei mille euro.
Per chi aderirà sono state stabilite le regole precise per la rottamazione e per il saldo e stralcio di multe e tasse non pagate. Secondo quanto riporta la redazione de Il Messaggero, gli enti potranno intraprendere tre strade: la prima è decidere di stabilire il saldo e stralcio delle tasse sino a mille euro relative al periodo compreso tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. La seconda opzione che potrebbe essere adottata è quella dello stralcio totale delle cartelle. Infine, sarà anche possibile adottare la rottamazione, dunque, permettendo di non versare interessi e sanzioni in relazione ad ingiunzioni e accertamenti notificati dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.
Per gli enti locali vi è anche la possibilità di permettere ai contribuenti una rateizzazione decidendo i termini per quanto riguarda le scadenze ed il numero di tranche.
Ma quali città potrebbero aderire? Secondo le previsioni, come riportano i colleghi della redazione de Il Messaggero, nella lista potrebbero esserci Bologna e Bolzano ed anche altri centri delle seguenti regioni della Penisola: Lazio, Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Sicilia e Sardegna. Queste, però, per debiti relativi solo ai settori agricolo e alimentare.