I soldi fanno la felicità? Sì, no: forse una risposta adesso c’è e arriva dalla scienza. Cos’è il tetto emerso dallo studio
Una domanda che ci si pone da molto tempo probabilmente da millenni. Alcuni riescono a dare risposte immediate, sostenendo che sì, possedere soldi equivale a essere felici. Altri, al contrario, dicono che si possono possedere anche somme inimmaginabili, ma se non si hanno gli affetti più cari per un essere umano, non si può essere mai felice.
Esiste anche una via di mezzo, una sorta di risposta a metà che dà ragione ad ambo le parti. Con i soldi ci sono maggiori possibilità di essere felici, si può avere molta più agiatezza e certezze per il futuro, ma la correlazione non è scontata perché, come sostengono gli altri, da soli non bastano se non si ha il calore umano.
Una ricerca forse chiude definitivamente la “lotta” tra chi viene considerato più attaccato ai beni materiali e chi agli affetti umani. O forse no, perché un margine di incertezza c’è comunque.
La risposta è sì, i soldi fanno la felicità. Lo sostiene
un nuovo studio di neuroscienze pubblicato quest’anno sulla rivista della National Academy of sciences.
L’idea di organizzare lo studio nasce dalla collaborazione di due ricercatori Daniel Kahneman, psicologo israeliano che insieme a Vernon Smith nel 2002 ha vinto il Premio Nobel per l’Economia, e Matt Killingsworth, esperto di studi sulla felicità.
Lorenzo Dornetti, Ceo di Neurovendita, società privata di neuroscienze, ha spiegato la ricerca che è partita da due tesi diverse. Per Kahneman la correlazione tra denaro e felicità valeva fino all’importo dei 100.000 euro: oltre questa cifra le due variabili non sono più congiunte. La seconda tesi, sostenuta da Killingsworth, il tetto dei 100.000 euro non esisteva e più alte erano le entrate annuali e più alta era la felicità.
La ricerca ha dato ragione a entrambi, evidenziando tre scoperte sul rapporto tra soldi e felicità. La prima è che l’effetto del tetto dei 100.000 euro all’anno è esistente ma è valido solo per il 15% di popolazione più infelice. Il secondo risultato ottenuto va nella direzione contraria: per il 60% della popolazione che si pone nei livelli di felicità tra il medio e il buono, non c’è l’effetto del tetto; quindi la felicità è proporzionale ai soldi che si posseggono.
Infine la terza scoperta, i cosiddetti “superfelici”, ossia il 25% della popolazione: i livelli di benessere sono altamente intensi con l’aumento dei redditi.
Dunque conti alla mano, per l’85% della popolazione, più soldi si hanno e meglio si sta l’umore. Ovviamente esistono le eccezioni e nulla vieta di cambiare idea ha chi oggi ha un’opinione.