Senza avvisare, quasi all’improvviso l’inflazione torna ad essere il tema dominante del ciclo economico. Tutti i risvolti che determina
Dopo diversi mesi di discesa e “sterilizzazione” del fenomeno torna ancora a crescere l’inflazione. Parliamo del fenomeno macroeconomico che di fatto mina alla base il potere di acquisto dei consumatori. Ebbene sì l’inflazione, non sembra proprio volerci lasciare tregua.
A marzo i numeri erano del 7,6% su base annua mentre nella rilevazione di aprile ha accelerato fino all’8,3%. Secondo l’ANSA, i prezzi, su base mensile, stanno salendo ad una velocità dello 0,5%. Un salasso. I dati ISTAT in tal senso sono davvero chiari. La repentina accelerazione del tasso di inflazione che abbiamo avuto la “fortuna” di vedere negli ultimi mesi, si deve in primo luogo all’aumento, su base tendenziale, dei costi dei beni energetici o meglio, sui prezzi non regolamentati di questi.
Che infatti hanno subito un importante incremento, da +18,9% a +26,7%. Resta però stabile al +6,4% l’inflazione di fondo, sia dei beni energetici che dei beni alimentari freschi, avendo infatti riportato gli stessi numeri da marzo ad aprile. Si accentuano i prezzi dei beni (da un +9,7% ad un +10,6%) e, leggermente meno, dei servizi (da un +4,5% ad un leggermente più alto +4,7%), su base annua.
Inflazione, la situazione torna incandescente
I numeri dei servizi salgono solo di un +0,2%, ma salgono comunque. L’aumento è una conseguenza del cambiamento dei numeri nella sezione trasporti ed energetici non regolamentati. Aumenti spesso non necessari ed indiscriminati. Ma non solo, anche dei servizi ricreativi, dei servizi culturali, per non parlare di quelli relativi alla cura della persona e dei beni non durevoli.
Questi effetti sono però stati leggermente riequilibrati dal calo dei prezzi degli energetici regolamentati. È stato in fine reso pubblico l’indice armonizzato dei prezzi del consumo, stilato in base alle stime preliminari. Un aumento dell’1% su base mensile, seguito da un aumento dell’8,8% su base annua.
Il fatto che l’IPCA, Indice dei Prezzi al Consumo sia più accentuato del NIC, l’indice relativo all’intera Comunità può essere attribuito al prolungamento elevato dei saldi stagionali, che sono arrivati fino a marzo. di questi dati. Infatti, il NIC non ne tiene conto. In conseguenza, i prezzi di abbigliamento e calzature anche vedono un aumento di circa il +4,8%. E il volo non sembra nemmeno cosi breve