Un noto gruppo industriale attivo nel turismo è finito nelle spire della Giustizia, sequestrati dalla Guardia di Finanza beni per 3,5 milioni di euro: il rischio fallimento è concreto
La Procura della Repubblica di Tivoli, questa settimana, ha portato a segno un’operazione di polizia finanziaria davvero ragguardevole. È stato reso operativo, nei fatti, un provvedimento del Giudice per le Indagini Preliminari del centro in Provincia di Roma che prevedeva azioni importanti nei confronti di un noto gruppo imprenditoriale.
In questo documento, si autorizzava la Guardia di Finanza di Roma a sequestrare, chiariamo in via precauzionale, i beni di una famiglia impegnata nel settore turistico all’interno della laguna Veneta. I beni sequestrati avevano un valore pari a circa tre milioni e mezzo di euro. La famiglia, al momento accusata ma non incriminata, è attiva nel campo trasporto via nave dei passeggeri.
Nell’elenco dei beni sequestrati, risultano all’appello, 7 barche omologate e quindi destinate al trasporto turistico dei passeggeri. Assieme a questa flotta, nella lista del sequestro, risulta anche essere presente un’auto, una Mercedes CLS 350.
Al momento, ricordiamo e chiariamo, sugli imprenditori è in atto una confisca preventiva. Il che significa che il caso è stato appena aperto ed è quindi all’inizio degli accertamenti e delle indagini. Di conseguenza non sono stati né formalmente incriminati per nulla. Al momento pendono su di loro solamente delle accuse. Queste sono giunte in conseguenza alla poca chiarezza della loro rendicontazione finanziaria.
Dove erano presenti diverse inaccuratezze e, soprattutto, delle importanti omissioni sulle entrate e sugli stipendi dei dipendenti a carico della compagnia. La negligenza con la quale questa famiglia impegnata nel settore turistico veneto, si presentava al Fisco italiano, ha spinto la Guardia di Finanza a prestare i dovuti controlli. Controlli che hanno permesso di arrivare alle conclusioni sopraccitate. Il procedimento è quindi, in questo momento, ancora nelle sue fasi preliminari.
Essendo quindi tutti ancora in attesa di giudizio, vale come solito la presunzione di non colpevolezza nei confronti degli interessati. Le accuse, da formalizzare e poi da provare, sono quelle di “bancarotta fraudolenta” e di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”