La Cassazione fa chiarezza su un tema piuttosto controverso le responsabilità ultima della tutela dei consumatori nelle truffe online. Ecco cosa cambia
Da oggi dovrete fare ancora più attenzione a non fornire, più o meno consapevolmente i vostri dati di accesso a carte di credito, conti bancari e similia. La legge non sarà probabilmente dalla vostra parte nel caso di truffa online.
Lo dice, a chiare lettere, la sentenza numero 7214 del 2023 della Corte di Cassazione. Vediamo i dettagli. Un uomo, un consumatore ha denunciato la propria banca dopo che gli era stato addebitato un bonifico non autorizzato da lui. L’uomo era stato vittima di phishing informatico, la truffa che ruba i dati sensibili per poter accedere a conti bancarie e vie simili.
Cadere in quest’inganno è più semplice di quanto si creda, ogni mese vengono sporte decine di denunce in tutta l’Italia. Non c’è un reale modo di tutelarsi, solo fare molta attenzione ad ogni dettaglio particolare. Ad esempio. Se dovesse arrivarvi un link tramite mail o SMS dalla banca o dalle poste dove vi si chiede di inserire i vostri dati, non fatelo.
Truffe online, gli effetti della decisione della Cassazione
L’uomo in questione era caduto vittima della solita trappola e un truffatore, tramite i suoi dati, aveva spostato parte dei suoi soldi su un terzo conto, senza che però l’effettivo titolare lo avesse autorizzato. La vittima ha deciso quindi di denunciare la banca ed in un primo momento sembrava anche che ci fosse speranza.
Il Tribunale di Palermo aveva infatti stabilito che la banca in questione non si fosse munita delle corrette forme di protezione per i clienti. In seguito, però le cose sono cambiate, il processo è arrivato in Cassazione, e lì è stato deciso che l’intermediario, ovvero la banca, non poteva ritenersi responsabile e che non era quindi tenuta a rimborsare il suo cliente truffato.
Questa sentenza influenzerà quelle successive, se non avete quindi voglia di ritrovarvi nella stessa posizione dell’uomo della storia, prestate attenzione a ciò che vi arrivare sul telefono. Ed ancor più a chi chiede i vostri dati sensibili