Il più recente decreto del Governo guidato da Giorgia Meloni, quello relativo alle bollette, inserisce una importante novità sul payback
Lo scorso 28 marzo il Governo guidato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ha stanziato circa 1,1 miliardi di euro con lo scopo di attutire l’impatto economico del payback sulle casse delle Stato verso le aziende che forniscono dispositivi medici. Questa manovra, nello specifico, nasce per sostenere le Province autonome e le Regioni direttamente impegnate e competenti in materia sanitaria.
Il tutto con lo scopo, tra le altre questioni, di limitare appunto il peso economico sulle spalle delle aziende del settore medico farmaceutico. Tramite i fondi stanziati, infatti, il payback non si abbatterà sugli Enti Statali di prossimità ma verrà appianato direttamente con i fondi stanziati, circa 1.1 miliardi di euro, 1,085 per la precisione.
I fondi utilizzati, nel dettaglio, sono quelli del Decreto Bollette, e pertanto già in vigore. Il Decreto in oggetto, infatti, immediatamente approvato entra ufficialmente in vigore nei termini di legge e quindi già dal mese di aprile. Questa urgenza nasce con lo scopo precipuo di utilizzare le funzioni del decreto stesso anche per attutire l’impatto economico dell’ultimo trimestre dell’anno 2022.
Il tutto è quindi già in Gazzetta Ufficiale. Nello specifico le aziende interessate dovranno adesso versare alla regione di appartenenza o alla Provincia autonoma, una somma pari al 48% del dovuto. Le imprese che non hanno “impugnato i provvedimenti di condanna promossi dal Payback”, si legge nel testo del decreto, vedranno cosi il debito ridotto del 52%. Le aziende stesse potranno agire entro il 30 giugno 2023.
Non più quindi entro lo scadere di questo mese. Le aziende che invece decideranno di non rinunciare ai contenziosi avranno un futuro diverso. Per loro rimarrà il 30 aprile il giorno ultimo per pagare l’imposta al completo. Il provvedimento non prevede però un termine entro il quale le Regioni o le Province autonome hanno il dovere di notificare quale delle due opzioni si intende perseguire.
È possibile quindi che si vada incontro ad un cortocircuito del sistema. Entro il primo maggio, la regione potrebbe non dichiarare nulla ed attendere, poi dichiarare la volontà di rinunciare al payback ed in fine arrivare a luglio senza aver versato nulla, con al speranza che nel mentre la TAR si sia espressa sui ricorsi e le sue modalità.