Il GDPD, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha bloccato il programma ChatGPT, ecco i motivi della drastica decisione
Si fa un gran parlare in questi mesi dello sviluppo e delle implicazioni reali dell’Intelligenza Artificiale e della sue emanazioni pratiche. La Realtà Aumentata, il Metaverso e le immagini ed i testi “sintetici” su tutti. Elementi della tecnologia del futuro con i quali, giocoforza, siamo chiamati a familiarizzare.
Non è difficile, infatti, imbattersi in pubblicità che spiegano le applicazioni pratiche nel Metaverso dell’AI. In particolare quelle relative agli interventi di robotica chirurgica e quelli di soccorso e di sicurezza pubblica. Ma ci sono ovviamente tutta una serie di controindicazioni.
In particolare quelle legate al uso non etico di questi prodotti che la tecnologia ci mette a disposizione, in particolare quelli di cui abbiamo già accennati relativi alle immagini e ai testi sintetici. Le immagini ed i testi sintetici sono prodotti di applicazioni costruite tramite la tecnologia dell’intelligenza artificiale. Ed hanno un livello di realismo talmente elevato da dover trarre in inganno in maniera importante.
Sono famosi, in questi giorni, le immagini di Papa Francesco fasciato con un piumino bianco da trapper e quelle dell’ex Presidente degli Stati Uniti, e probabile candidato del Partito Repubblicano alle elezioni del 2024, Donald Trump in manette.
Ma non solo, hanno riscosso successo ma anche fatto discutere i testi generati da ChatGPT. Potenzialmente un antagonista del motore di ricerca Google. Ma al tempo stesso uno strumento capace di raccogliere dati personali in maniera impropria e generare testi potenzialmente fake.
E proprio su questo aspetto si concentra la decisione del GDPD, il Garante per la Protezione dei Dati Personali, che con una decisione senza precedenti, nemmeno su alcune implicazioni di WhatsApp era entrato cosi a gamba tesa, ha deciso di bloccare in tutto il territorio nazionale il funzionamento di ChatGPT.
Il motivo ufficiale, si legge sul sito ufficiale del Garante, è legato al fatto che il programma non garantisce la privacy dei dati che raccoglie e soprattutto non garantisce l’utilizzatore finale del programma dai rischi di intrusione nel pc o nel cellulare del consumatore.
Come detto una decisione netta, drastica, che non mancherà di sollevare discussioni e polemiche. Una questione rimane intonsa, l’uso dell’Intelligenza Artificiale in qualche modo va regolato.