Si fanno sempre più audaci gli autori delle truffe online, l’ultima frontiere è rappresentata dal finto impiegato di Poste Italiane. Ecco come funziona il raggiro
Ennesimo caso di truffa online per un cliente di Poste Italiane. Margherita, 27 anni nata e cresciuta sul territorio toscano, lo scorso ottobre si è amaramente aggiunta alla lista delle vittime del phishing.
Il tristemente comune metodo di truffa, super utilizzato nell’ultimo periodo dai malintenzionati, che hanno accesso ad un computer e ad una connessione alla rete. Il phishing è una tecnica di truffa su rete, dove un individuo convince la vittima a fornire i propri dati personali, il tutto nasce tramite chiamata, mail o SMS.
Lo scopo ultimo è quello di accedere ai conti bancari e simili del mal capitato. Il tutto avviene grazie alla fiducia che la persona riesce a far nascere nella vittima, “camuffandosi” e proprio il caso di dirlo da un impiegato di qualche ente affidabile, come ad esempio un operatore di Poste Italiane o della banca dove si tengono i propri risparmi.
La ragazza ha voluto rendere nota la sua situazione tramite un’intervista rilasciata assieme al padre ad un noto giornale online. Purtroppo, il suo caso, come ammette anche il padre, è tristemente comune. Quando, dopo aver capito l’errore, si sono rivolti alla polizia postale, hanno scoperto che le vittime di phishing in Italia sono ormai centinaia.
Ed il problema è che recuperare i soldi o anche solo trovare i colpevoli, è estremamente raro. Al momento una denuncia a carico di ignoti è stata sporta, ma non c’è molta fiducia di recuperare i 13.900 euro persi. Il truffatore, dopo un’ora di telefonata l’ha infatti convinta a passare quella somma su una IBAN a suo nome. Con la banale scusa di alcuni problemi della piattaforma.
Con il loro avvocato stanno cercando di far partire una causa a carico delle stesse Poste Italiane, con l’accusa di negligenza e poco controllo dei sistemi di sicurezza. Troppi clienti di Poste Italiane hanno subito la stessa sorte. Secondo la famiglia la ragazza deve assumersi le responsabilità della propria ingenuità, ma anche la Spa avrebbe le sue colpe nel meccanismo di sicurezza e salvaguardia del denaro concesso in custodia