La direttiva Case Green dell’Europa viene approvata dal Parlamento e porta con sé conseguenze che possono diventare molto gravose
La Direttiva Case Green oltre che rivoluzionare il mercato immobiliare fa anche discutere molto. Le regole sull’efficientamento energetico non avrebbero avuto alcun impatto sulla compravendita, si era detto in un primo momento. Infatti quando a gennaio era circolata la notizia che avrebbe prodotto il divieto di vendita o affitto delle case non in regola, diversi esponenti delle istituzioni europee avevano detto che si trattava di una fake news.
Ora però il Parlamento Europeo ha approvato una norma differente. È previsto il divieto dal 2030 di affitto e vendita degli immobili che non sono in linea con le nuove regole. La legge prevede che la classe energetica deve essere come minimo E entro il 2030 e D entro il 2033.
In Italia molte costruzioni non sono in regola e hanno costi energetici molto elevati. Per rimetterli a posto, l’efficientamento costa dai 30mila ai 60mila; cifre che chiaramente non tutte le famiglie possono permettersi.
Questa direttiva europea rischia di bloccare l’erogazione dei mutui e il mercato immobiliare. Un danno enorme per un mercato già in forte crisi a causa dell’inflazione.
Gli effetti della nuova regola potrebbero essere che nel nostro Paese tantissimi immobili resteranno in mano a proprietari che non sapranno che farsene. Un fardello dal quale non riusciranno a liberarsi con strutture che diventeranno sempre più fatiscenti.
I proprietari ovviamente cercheranno di disfarsi degli appartamenti prima della scadenza. Lo faranno in un tempo ristretto che con ogni probabilità li costringerà a rivenderli a prezzo ribassato.
La direttiva nei prossimi anni dovrà essere ripresa anche dall’Italia in un’apposita legge. Questo potrebbe essere il punto di non ritorno con le banche che non concederanno più i mutui su case deprezzate dalla necessità.
Esistono soluzioni per uscire da questa situazione? Dopo l’approvazione del Parlamento Europeo prima che la direttiva diventa definitiva ci sono altri due step. A giugno l’iter europeo dovrebbe essere completato.
Al momento è anche difficile immaginare che tutte le strutture che consumano ancora molto energeticamente possano mettersi in regola. La nuova normativa non si applica ai monumenti e i Paesi avranno la libertà di escludere anche edifici che hanno un elevato valore storico e architettonico. Altra deroga, sempre a discrezione degli Stati membri, è estendere le esenzioni anche a strutture dell’edilizia sociale pubblica.