Riforma delle pensioni in Francia, perché i cittadini protesta vivamente contro il provvedimento: cosa prevede
“Fare come la Francia“. È una frase che nelle ultime settimane sentiamo ripetere spesso nel nostro Paese. Il riferimento e a quanto sta accadendo con i transalpini che stanno mettendo a ferro e fuoco le città per protestare contro la riforma pensionistica voluta dal governo.
Chi vorrebbe imitare i francesi forse non considera le diverse condizioni sociali e culturali tra i due popoli, elemento che probabilmente impediscono di rispondere in questo modo anche in Italia dove il mercato del lavoro sta creando condizioni dopo tra decenni tanti saranno esclusi dall’indennità pensionistica.
Riforma pensioni in Francia: i contenuti
Ma perché i francesi stanno scendendo in piazza? Cosa rifiutano della provvedimento? La rivolta sociale è stata scatenata dalla decisione di uscire dal lavoro a 64 anni, due anni in più rispetto ad oggi.
Chi appoggia il provvedimento sostiene che con l’innalzamento dell’età media è anacronistico lasciare il lavoro a 62 anni e soprattutto costa troppo per lo Stato. Dall’altra parte, chi è contro pensa che siccome la prospettiva di vita si è allungata, non è giusto lavorare ancora di più.
La nuova età pensionabile, però, non entrerà subito in vigore ma tra sette anni, nel 2030. Nel frattempo l’aumento sarà graduale, di tre mesi ogni anno. Non c’è dunque uno “scalone” – termine usato spesso da noi per indicare la nuova soglia per la pensione – e il provvedimento sembra meno duro di quanto di quanto avviene oggi in Italia.
Ma ciò che i manifestanti rigettano è anche il sistema con il quale si accederà alla pensione, certamente più rigido. Infatti i francesi potranno andare in pensione due anni più tardi ma saranno penalizzati dal punto di vista economico.
Solo chi lascerà l’impiego a 65 anni di età con 40 anni di contributi potrà ottenere la contribuzione piena. La riforma delle pensioni quindi punta a incentivare economicamente chi decide di rimanere al lavoro oltre i 64 anni, creando più disoccupati tra i giovani che avranno le porte chiuse.
Questo meccanismo, sottolineano i manifestanti, favorisce i colletti bianchi, i manager e chi svolge meno faticosi, non alienanti e usuranti, come amministrativi e impiegati. Sono questi soggetti che possono permettersi di proseguire ben oltre l’età pensionabile a differenza degli operai.