Riforma Irpef, le novità riguardano soprattutto i redditi del ceto medio che si vedranno aumentare le tasse
Secondo il governo il provvedimento approvato è un grande successo, una rivoluzione fiscale. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alla norma che porta da quattro a tre gli scaglioni delle aliquote Irpef.
Si tratta però di una legge delega e nel frattempo che il Parlamento darà la sua approvazione e che saranno approvati i decreti attuativi, di tempo ne passerà.
Dopo aver realizzato la Legge di Bilancio 2023, l’esecutivo Meloni ha da sempre sostenuto che i cambiamenti più importanti ci sarebbero stati con la riforma fiscale, fino a raggiungere il traguardo più importante posto già nella campagna elettorale: la flat tax.
Si tratta della “tassa piatta”, un’unica aliquota uguale per tutti i redditi. Insomma, il pensionato, il precario e il manager pagheranno la stessa percentuale. I disuguali saranno uguali con buona pace della Costituzione che all’Art. 53 prevede la progressività del pagamento delle tasse, in base alle proprie possibilità.
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La riforma del governo ovviamente inciderà sullo stipendio dei lavoratori. Per capire bene cosa cambia con tre aliquota, vediamo com’è adesso il sistema Irpef a quattro aliquote.
Scaglione 1: fino a 15mila euro aliquote al 23%;
Scaglione 2: da 15mila a 28mila euro, aliquota al 25%;
Scaglione 3: da 28mila a 50mila euro, aliquota al 35%;
Scaglione 4: da 50mila euro in poi, aliquota al 43%.
Ciò che va a modificare la riforma sono le aliquote centrali, senza toccare la prima e l’ultima. In pratica si uniformano i redditi che vanno da 15mila a 50mila: chi rientra in questa ampia fascia paga una solo aliquota al 27%.
È chiaro che questo si traduce in un vantaggio per chi ha redditi più alti. Infatti chi prima pagava il 35%, ora scende al 27% mentre per chi era previsto il 25%, sale di due punti percentuali.
Siccome la legge nel lungo iter che l’aspetta potrebbe cambiare ancora tanto, come riporta AdnKronos, è prevista una seconda ipotesi di modifica.
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Non è escluso infatti che si potrebbe alzare lo scaglione di reddito per l’aliquota al 33% dai 28mila ai 50mila euro, lasciando al 43% chi supera questa soglia. In pratica resterebbe in vigore la terza aliquota (dunque senza unificazione) ma pagando comunque di meno.