La Riforma in fieri della Pensione INPS mette in allerta i contribuenti obbligandoli a fare calcoli puntuali sulla convenienza
L’età minima per andare in pensione in Italia oggi è arrivata a 67 anni. A prescindere da quanti contributi hai versato nella tua vita a quell’età puoi finalmente ritirarti in quiescenza. Ma conviene? Si riesce a vivere con la pensione erogata dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, l’INPS.
Sappiamo che la pensione sarà sempre più bassa rispetto allo stipendio che si riceve nel periodo lavorativo. Ma vediamo quali sono i reali numeri del passaggio dalla parte attiva della vita lavorativa a quella a riposo?
Cerchiamo, insieme, con calcoli e simulazioni di capire qual è il motivo per cui sale sempre di più il numero di uomini e donne che decidono di estendere il periodo lavorativo, invece di cercare di entrare in pensione a scadenza o addirittura in anticipo. Partiamo ad esempio dal valore di una pensione finale ricavata da un calcolo tra i primi 14 anni e i secondi 26 anni, di lavoro, con relative tassazioni.
Pensione INPS, un esempio pratico
Quindi diversi anni di contributi equivalgono, come è logico che sia, a piani pensionistici diversi. Prendiamo in esempio un piano che deriva da uno stipendio di 1500 euro al mese. Quindi 28.000 euro all’anno circa di reddito lordo. A quanto ammonterà l’importo dell’assegno mensile con questi numeri, se entrassimo in pensione dopo a 67 anni con 40 di contributi alle spalle?
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L’importo lordo sarebbe di 1633 euro, quindi 1250 euro netti. Ma in pochi riescono veramente a entrare nel mondo del lavoro in età giovane. Calcoliamo invece i 67 anni con 30 di contributi. Al netto, in questo caso, la pensione sarebbe di 950 euro. storia diversa se si sale, ovviamente, invece di scendere. Con una pensione che unisce 42 anni di contributi si potrebbe raggiungere al lordo la cifra apri allo stipendio guadagnato regolarmente. Quindi traducibile con 1300 euro al netto.
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Il problema è questo, si può effettivamente andare in pensione con più o meno anni di contributi alle spalle. Ma la domanda giusta è: “Conviene?”. E questo, purtroppo, in un’economia sempre più debole ed imprevedibile, come quella odierna, è tutto un altro paio di maniche. Tirate voi le somme