La riforma della pensione sbandierata dal Governo Meloni sembra essersi arenata creando difficoltà a chi aveva previsto l’uscita anticipata. Come stanno davvero le cose
Con l’uscita delle prime bozze di riforma del comporto pensionistico i sindacati si dicono preoccupati. La riforma delle pensioni che doveva essere discussa a breve sembra essersi fermata o quanto meno aver preso strade impreviste.
Nelle ultime settimane, infatti, i sindacati hanno avuto modo di fare due incontri con il tavolo di consultazione indetto dal Governo guidato da Giorgia Meloni ma non sono riusciti ad ottenere la data per il terzo incontro, apparentemente il più cruciale. In quest’ultimo contesto, infatti, gli argomenti all’ordine del giorno sarebbero stati quelli legati alle agevolazioni del piano pensionistico 2024 e alla legge Fornero.
Insomma, trovare un accordo vantaggioso per tutti ma soprattutto per i lavoratori dipendenti. Ad oggi l’età prevista, dalla Legge Fornero, per andare in pensione ordinaria, ovvero per vecchiaia, è di 67 anni. Un’età estremamente avanzata e che spesso non permette a molti di toccarla. Esistono però numerose agevolazioni in diverse categorie di lavoratori. Ad esempio, la classe dei lavoratori precoci.
Nel caso in cui si sia riusciti a mettere da parte un anno di contributi già al compimento del diciannovesimo anno di età allora è previsto che, il suddetto lavoratore, abbia concessa la pensione passati 41 anni e 10 mesi, nel caso delle donne e 42 anni e 10 mesi nel caso degli uomini. Un’altra categoria che ha una forma di agevolazione sul paino pensionistico è quella dei lavori logoranti.
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la gravosità del carico di lavoro di queste forme di lavoro ha, per ovvie ragioni, un impatto differente sul fisico e sulla mente, rendendo necessario uno stop, relativamente più precoce, rispetto al piano standard. In questo caso il pensionamento po’ arrivare prima del sessantaduesimo anno d’età. Altre opzioni possibili sono il piano donna ed in fine l’Ape sociale.
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Quest’ultima situazione va però detto, non corrisponde esattamente ad un piano pensionistico. Bensì più ad un accompagnamento in uscita, da parte dello stato, al lavoratore. E viene applicata in situazioni particolari sotto accurato controllo. Il governo Meloni doveva, teoricamente, concludere l’accordo con i sindacati entro aprile, ma è improbabile che i tempi restino quelli originari