Si tratta di una situazione che, visti i tempi, doveva essere inevitabile che accadesse. Vediamo, però, cosa si farà.
Non si può certo negare che, in questi ultimi anni, ci troviamo nella cosiddetta era digitale grazie alla quale abbiamo assistito a dei cambiamenti che hanno coinvolto sia la vita privata che quella professionale.
Ciò è dovuto principalmente all’avvento del Web che ha, di conseguenza, iniziato un processo tecnologia sempre più raffinato.
Al giorno d’oggi, infatti, soltanto rispetto ai primi del Duemila, abbiamo la possibilità di effettuare diverse operazioni anche comodamente da casa, senza il bisogno di spotarci per delle commissioni banali.
Il Pc, prima, e poi gli smartphone, quindi, ci hanno, via via, consentito di svolgere dei compiti quotidiani in maniera assolutamente più rapida e intuitiva rispetto al passato.
A tal proposito, attualmente, come sappiamo bene, sono state create applicazioni un po’ per tutto, e questa tendenza ha coinvolto anche gli enti, le istituzioni, i brand, gli istituti di credito, e via discorrendo.
Così, proprio per questa ragione, è inevitabile che alcune vecchie abitudini siano destinate, prima o poi, ad essere archiviate. Una di queste, per esempio, è giustappunto l’assegno bancario.
Eh sì, perché, ormai, effettuare un versamento di denaro è diventato di certo più veloce tramite l’home banking o l’app della banca piuttosto che attraverso un obsoleto libretto.
Il bonifico instantaneo
Insomma, in questo dato momento storico, perciò è facile capire che gli assegni non hanno più senso di esistere. Ecco che, allora, Intesa Sanpaolo è stata la prima ad applicare l’etichetta di arcaicità a questo metodo di pagamento.
In pratica, dunque, la suddetta banca ha deciso di porre un termine preciso, inviando ai clienti la comunicazione che, dal prossimo 8 maggio, i libretti per gli assegni non saranno più considerati validi.
Di contro, però, gli utenti che, finora, sono stati avvertiti di questo stop, potranno, invece, usufruire dei bonifici instantanei online a livello gratuito.
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Una decisione, peraltro, che non stupisce se si tiene conto dei dati emersi dal recente report di Banca d’Italia che raccontano che gli assegni sono stati scelti con un percentuale più bassa dell’1 per cento.