Lasciando l’Associazione Bancaria Italiana Intesa Sanpaolo è la prima banca che stilerà in autonomia i contratti dei propri lavoratori.
Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana a lasciare l’ABI, Associazione Bancaria Italiana. La decisione comporterà per l’istituto di credito la possibilità di redigere in autonomia i contratti per i propri lavoratori. In un certo senso la decisione ricorda quella presa da Sergio Marchionne di FIAT nel 2012, quando l’imprenditore decise di uscire da Confindustria.
La banca guidata da Carlo Messina continuerà a partecipare alle attività del comitato sindacale, ma in materia di contratti potrà esercitare autonomia. Un portavoce del gruppo bancario ha poi commentato la decisione in questo modo: “la piena garanzia dei diritti individuali e collettivi sarà assicurata, nel tempo, nell’ambito della contrattazione collettiva discendente dal confronto con le organizzazioni sindacali nazionali ed aziendali“.
Intesa Sanpaolo rivendica autonomia dall’Associazione Bancari Italiana
L’intenzione, però, è quella di percorrere vie traverse per fornire il supporto più adeguato al modello organizzativo e al ruolo ricoperto da Intesa Sanpaolo in Italia. Già a partire dallo scorso dicembre, infatti, Intesa aveva annunciato alcune iniziative rivolte ai propri dipendenti, indipendentemente e precedentemente a qualsiasi tipo di concordato sindacale.
Ad oggi la banca conta circa 82mila dipendenti, ai quali ha avanzato proposte come quella della settimana lavorativa di 4 giorni, lo smart working fino a 120 giorni all’anno. Ma anche l’erogazione di bonus una tantum pensati per far fronte all’inflazione e al generale aumento del costo della vita che stiamo affrontando da diversi mesi a questa parte.
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In seguito alle decisioni del gruppo alcune associazioni sindacali avevano poi espresso del malcontento, prendendo a riferimento i contratti nazionali. Secondo alcuni sindacati, infatti, l’autonomia rivendicata da Intesa Sanpaolo rischierebbe di far perdere centralità al contratto nazionale.
Giovanni Sabatini, direttore generale di ABI, ha così commentato la decisione dell’istituto di credito: “l’associazione si occupa della definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Ci sono poi le prospettive e le scelte di business delle singole aziende e su queste naturalmente non entriamo“.