Quando si è in ritardo con il pagamento delle tasse si può optare per il ravvedimento operoso, sanando il debito prima della notifica del fisco.
Essere in debito con l’Agenzia delle Entrate non piace a nessuno, soprattutto perché quando si effettuano pagamenti in ritardo oppure si omette il pagamento delle tasse, il fisco può provvedere a fare delle multe ai debitori. Poniamo però il caso che a causa di una contingenza non sia stato possibile versare un’imposta ma ci sia tutta l’intenzione di saldare il proprio debito.
In quel caso si può ricorrere al cosiddetto ravvedimento operoso, vale a dire una forma di pagamento spontaneo e precedente a un’eventuale notifica di pagamento da parte di AdE. Con il ravvedimento operoso si potrà ottenere una riduzione della sanzione relativa al ritardo nel pagamento in esame. Più il ravvedimento sarà vicino alla data di scadenza originaria e più saranno bassi interessi e sanzioni applicati.
Il ravvedimento operoso è uno strumento che permette dunque di “pagare meno tasse“. Esso si fonda sul principio di migliorare il rapporto tra contribuenti e fisco e incentivare l’adempimento spontaneo al pagamento. Esso prevede una riduzione della sanzione dovuta al ritardo nel pagamento, originariamente fissata al 30% della somma dovuta.
Con un decreto legislativo pubblicato nel 2015, però, la sanzione ordinaria è stata ridotta al 15% per tutti coloro che effettuino il pagamento entro 90 giorni dalla scadenza. In seguito è stata prevista un’ulteriore riduzione per chi salda il debito entro 15 giorni, che andrà a versare lo 0,1% in più per ogni giorni di ritardo rispetto alla scadenza.
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Quando si opta per il ravvedimento operoso, dunque, bisogna aggiungere al proprio debito anche l’importo degli interessi e della sanzione ridotta. Secondo le percentuali previste dalla normativa. Per farlo si dovrà il modello F23 o F24, aggiungendo l’importo degli interessi con riferimento ai codici tributo.
Proprio a proposito di questi ultimi si ricorda che l’Agenzia delle Entrate ha da poco pubblicato una lista di 45 nuovi codici tributo, utili a regolarizzare la propria posizione fiscale. Le specifiche della comunicazione sono espresse nella risoluzione numero 9 pubblicata dall’agenzia il 20 febbraio, ai sensi dell’articolo 36-bis del D.P.R. n. 600/1973