Esistono casi in cui è necessario che i cittadini restituiscano il cosiddetto bonus Irpef, anche noto come ex bonus Renzi. Ma perché?
Con un decreto del 2014 l’allora governo Renzi ha istituito un bonus da 80 euro destinato a tutti coloro che percepivano un reddito fino a 24mila euro annui. Nel 2020, in piena pandemia, tale bonus è stato aumentato di 20 euro e ha preso il nome di bonus Irpef. I percettori dell’ex bonus Renzi dovevano avere un reddito inferiore ai 28mila euro annui, pena la necessità di restituire il contributo ricevuto mensilmente.
Nel corso degli anni il bonus ha subito diverse modifiche: dapprima la Legge di Bilancio 2021 lo ha confermato, in un secondo momento le modalità di erogazione per il 2022 sono cambiate. Tanto che per alcuni cittadini si è reso necessario restituire il contributo ricevuto lo scorso anno, ma solo relativamente alle mensilità di gennaio e febbraio 2022.
Ciò è avvenuto perché il governo Draghi ha portato il tetto reddituale per percepire il bonus da 28mila a 15mila euro, abbassando di ben 13mila euro la cifra. Ciononostante il portale di pagamenti NoiPa ha provveduto ad attuare le dovute modifiche solo da marzo, accreditando il bonus anche ai non più aventi diritto.
Da una parte una cattiva notizia, dunque, dall’altra una buona. Bisognerà restituire i soldi ricevuti indebitamente, ma si tratterà di una cifra di massimo 200 euro, che verrà trattenuta in automatico a partire dalla prossima busta paga. Nello specifico le trattenute saranno pari a 25 euro al mese, per otto mensilità consecutive.
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A proposito dell’ex bonus Renzi si ricorda inoltre che esistono due modalità di erogazione, entrambe sottoposte al limite reddituale di 15mila euro annui. Si può decidere di ricevere il contributo da 100 euro mensilmente, oppure in fase di dichiarazione dei redditi. Attenzione, però, perché nel caso di accredito mensile si potrebbe rischiare di andare a superare il tetto di 15mila euro. In tal caso il cittadino sarà tenuto alla restituzione del bonus.