Mentre il governo lavora sull’Identità Nazionale Digitale, chi usa Spid si chiede cosa cambierà dopo la scadenza delle convenzioni per la gestione della Spid.
L’intenzione del governo è quella di unire Spid e CIE in un’unica maxi identità digitale che prenderà il nome di Identità Nazionale Digitale (IND). A tal fine sta lavorando a una nuova forma di identificazione, dopo aver comunicato un addio alla Spid, che sarà cancellata nei prossimi mesi. A fornire una scadenza più precisa ci ha pensato il Corriere della Sera, che ha riferito che la scadenza delle convenzioni per la gestione della Spid si sta avvicinando.
Per la precisione, le convenzioni scadranno a partire da aprile 2023, dopo la proroga decisa a fine 2022. La criticità della Spid sta nella mancata collaborazione del governo con i provider dei servizi Spid. In particolare il governo è stato accusato di non aver mai creato condizioni per fare in modo che i privati adottassero lo SPID. E andassero dunque a creare flussi di cassa per le aziende che gestiscono il servizio.
Addio a Spid: se non si trova un accordo tra le parti l’identità digitale sarà cancellata
In assenza di un accordo tra le parti, dunque, la Spid potrebbe essere cancellata già a partire da aprile. Nonostante si tratti di un servizio di critica importanza nella gestione delle pratiche burocratiche di privati cittadini e pubbliche amministrazioni. In un’intervista col Corriere della Sera il presidente di Assocertificataori ha ricordato un accordo preliminare alla creazione di Spid.
“Il legislatore aveva stabilito un principio: l’infrastruttura avrebbe dovuto essere gratuita per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione e sarebbe stata finanziata con i flussi di cassa dei provider che avrebbero dovuto essere ripagati dalle transazioni dei privati. I certificatori hanno più volte chiesto di promuovere l’uso dello SPID in ambito professionale e per le persone giuridiche a pagamento e hanno proposto di creare un sistema di crediti di imposta per incentivare i service provider privati, ma non si è fatto nulla“, ha affermato.
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A questo punto, dunque, i provider non possono fare altro che chiedere di essere coinvolti maggiormente nella creazione dell’IND. In modo da coprire i grandi costi di gestione di Spid cui il governo non ha prestato sufficiente attenzione nel corso degli ultimi anni.