Il 2022 è stato un anno economicamente duro per molte aziende, ma per altre le cose sono andate bene: Campari ha fatto il boom!
Prima la pandemia da Covid e poi la crisi economica ed energetica hanno messo in difficoltà migliaia di aziende negli ultimi 3 anni. Il 2022, inoltre, ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi di produzione e trasporto delle merci, in seguito allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Ne è derivato un aumento dell’inflazione e un ridimensionamento del potere di acquisto di capitali e stipendi.
Fortunatamente, però, non per tutti è stato così: un esempio è Campari, azienda di Sesto San Giovanni che lo scorso anno ha registrato vendite in crescita del 24,2% in più rispetto al 2021. Vendite in aumento hanno significato anche un utile di gruppo rettificato a 387,8 milioni, ossia il 26% in più rispetto all’anno precedente. Per questo motivo il Consiglio di Amministrazione del gruppo ha deciso di proporre un dividendo dello 0,06% per ogni azione, stabilizzato rispetto all’anno precedente.
Boom Campari: l’azienda di bevande alcoliche e analcoliche aumenta le vendite a dismisura
A commentare il successo dell’azienda ci ha pensato il ceo Bob Kunze-Concewitz con le seguenti parole: “in un 2022 sfidante abbiamo continuato a fare consistenti progressi nel perseguimento della nostra strategia di crescita a lungo termine. Focalizzandoci sul continuo rafforzamento dei brand nonché sul potenziamento del portafoglio attraverso le acquisizioni”.
E ancora: “in confronto al periodo pre-pandemico, le nostre vendite sono aumentate organicamente del 40%. Grazie alla dinamica molto positiva dei brand, agli aumenti di prezzo, nonché al potenziamento della struttura commerciale che ha guidato una forte domanda da parte dei consumatori“.
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Insomma, sono sempre di più le persone che scelgono di consumare Campari per il proprio aperitivo e ciò si traduce in una crescita economica consistente per il brand, nonostante le oggettive difficoltà economiche dovute alla crisi. Il mercato più fiorente per Campari è sicuramente quello degli Stati Uniti. Dove si è registrata una crescita del 14% rispetto al 2021 e di quasi il 40% rispetto ai livelli pre-pandemia.