Da diversi giorni gira in rete un tentativo di truffa che ha per oggetto un rimborso erogato dall’INPS. Ecco come funziona e come evitarlo
L’anno 2022 è considerato, purtroppo, l’anno nero delle truffe online. Un anno nel quale, nella fase finale della pandemia da coronavirus covid-19, i malviventi hanno affinato al massimo le tecniche per estorcere dati e denaro.
I dati forniti nel report di fine anno dalla Polizia Postale sono davvero pesanti e preoccupanti. In Italia tra gennaio e dicembre 2022 poco meno di 9 milioni di cittadini hanno subito un tentativo di truffa. Egualmente ripartiti tra phishing, smishing e vishing.
Di questi nove milioni di tentativi, purtroppo, oltre duecentomila sono andati a segno. Truffe che, peraltro, hanno generato un danno economico tra ammanchi, furti di dati preziosi e rimborsi assicurativi avviati superiori ai 200 milioni di euro.
Una cifra enorme che, se fosse stata utilizzata per creare cultura e consapevolezza informatica, avrebbe limitato i danni. Per non tacere dello sviluppo di sistemi di sicurezza più adeguati al momento storico.
INPS, occhio alla truffa del rimborso
Ma tant’è il danno è fatto e c’è solo da imparare a come fare meglio. Tanto più che ad inizio 2023 i truffatori online sono già pesantemente tornati alla carica. L’esempio più calzante arriva da uno smishing, tentativo di truffa via sms, che è diventato virale ed è comparso in poche settimane sugli smartphone di quasi cinque milioni di cittadini.
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Parliamo del noto sms con cui l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, l’INPS comunica ai cittadini titolari di assegni o pensione di aver diritto ad un rimborso di 750 euro. La metodologia è quella classica, si scrive un testo, si compone una grafica identica a quella dell’Istituto, l’Agenzia o la Banca e si invita a cliccare un link.
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Ovviamente il link non rimanda affatto al sito dell’INPS ma ad un link pirata dove si attivano due procedure. Una è quella che installa sul telefono un malware in grado di captare i dati sensibili o di criptarli in cambio di denaro. L’altra è quella che chiede di inserire i dati di pagamento che ovviamente non finiscono nel database dell’INPS ma nelle mani dei truffatori. Il consiglio è sempre il solito, non cliccate mai e nel dubbio contattate il call center di INPS. E i dati sono salvi