Tra le molte imposte da pagare vi è anche l’IMU, con scadenza fissata a dicembre 2022: come ottenere una riduzione delle sanzioni per il ritardo?
A metà dicembre 2022 era fissato il termine di scadenza per il pagamento dell’IMU, la tassa sulla casa da corrispondere al proprio Comune insieme a TARI e TASI. Chi ha oltrepassato quella scadenza, magari per dimenticanza oppure per aver dato la precedenza ad altri pagamenti, si ritrova ora con una sanzione da corrispondere a causa di quel ritardo.
In caso di omesso o tardivo pagamento dell’IMU, infatti, è prevista una mora pari al 30% dell’importo dovuto. Fortunatamente, però, con un ravvedimento operoso di può sperare in una riduzione per le sanzioni dell’IMU non pagata. Per beneficiare di questa agevolazione è bene agire in fretta: nonostante la riduzione, infatti, la somma dovuta continua ad aumentare tanto più ci si allontana dalla data di scadenza (16 dicembre 2022).
IMU non pagata: col ravvedimento operoso le sanzioni si riducono drasticamente
Al fine di stimolare l’adempimento spontaneo da parte del contribuente, il ravvedimento operoso offre una riduzione sulle sanzioni per mancati, omessi o insufficienti pagamenti. Secondo quanto regolamentato dalla Legge di Bilancio 2020. Pagando entro 90 giorni dalla data di scadenza, ad esempio, la sanzione precedentemente fissata al 15% della somma dovuta scende invece all’1,67%.
Dal 90esimo giorno e fino allo scadere di un anno dalla scadenza, invece, si dovrebbe corrispondere una sanzione del 30% rispetto all’importo originario. Ma con una riduzione di 1/8 rispetto al dovuto, essa corrisponde al 3,75% della somma iniziale. In linea generale, più tempo passa dalla scadenza, più la percentuale della sanzione aumenta. Fino ad arrivare al 5% previsto per i pagamenti in ritardo di più di 2 anni.
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Lo stesso discorso è applicabile anche alle altre due tasse comunali, TASI e TARI, nonché al pagamento del bollo auto. A tal proposito, inoltre, si ricorda che con la nuova Legge di Bilancio 2023 è prevista una sanatoria applicabile alle cartelle esattoriali entro i 1.000 euro e risalenti al periodo 2000 – 2015. Tale cifra può comprendere anche tasse o multe non pagate, ma in alcuni casi è sottoposta alla discrezionalità dell’ente erogatore.
Nel caso delle tasse comunali e regionali, dunque, saranno il Comune o la Regione a decidere se permettere l’accesso alla sanatoria oppure no per i debitori.