La riforma delle pensioni è fondamentale per la sopravvivenza dell’Italia ma bisogna anche garantire il lavoro ai giovani
Quello delle pensioni è sempre un tema delicato. Alcune sono altissime e infatti si parla di pensioni d’oro, altre, al contrario, assolutamente inadeguate al carovita di oggi. Il futuro è incerto e c’è molta preoccupazione.
Sono ancora troppi gli over 30 che non hanno un lavoro stabile e dunque pochi contributi versati. Il governo Meloni nella Legge di Bilancio 2023 ha creato Quota 103 sulla scia della precedente Quota 102. Ha però intenzione di realizzare una riforma strutturale, come ogni esecutivo. Nel frattempo c’è il grido d’allarme di Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, preoccupato per il futuro bilancio dell’Istituto di Previdenza.
Pensioni: ci saranno soldi per i prossimi decenni?
Ciò che più preoccupa il numero uno dell’Inps è la diminuzione delle persone che lavorano e l’aumento dei pensionati. Un problema che è chiaramente un effetto dell’invecchiamento del Paese a sua volta causato dalla mancanza del lavoro.
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Più si è precari, meno possibilità ci sono di creare una famiglia con figli e comunque rispetto a una volta al massimo nascono due bambini. Un circolo vizioso che mette seriamente in discussione la sopravvivenza del Paese.
Inoltre le pensioni future saranno sempre più basse e più persone chiederanno assistenza statale. Insomma: ci sarà bisogno di soldi ma mancheranno le persone che lavorano per produrre la ricchezza necessaria per tenere in piedi l’intera Nazione.
Le preoccupazioni di Tridico
Tridico ha partecipato al confronto governo-sindacati nel quale ha chiesto molta attenzione. La creazione di un sistema che consente di andare in pensione prima potrebbe significare creare una riforma che molto assomiglierebbe a quella dell’ex ministra Fornero.
Qual è lo stato delle casse dell’Inps? La principale entrata dell’Istituto viene dai versamenti dei lavoratori, sia dipendenti che autonomi. Soldi che vengono utilizzati per la spesa assistenziale e previdenziale.
Per tale ragione il bilancio tra lavoratori e pensionati deve tendere sempre in favore dei primi, così si ha più risorse a disposizione. Il problema è però che il numero dei pensionati è destinato ad aumentare, mentre i lavoratori diminuiranno.
Per il 2023 vale il sistema Quota 103, ossia avere 41 anni di contributi e 62 d’età. L’obiettivo comune a governo e sindacati sembra essere proprio estendere a tutti la possibilità di lasciare il lavoro con soli 41 anni di contributi, a prescindere dall’età. Una misura del genere però costerebbe tra i 4 e 5 miliardi di euro e nel corso dei prossimi anni potrebbe anche aumentare.
Se ciò dovesse realizzarsi il governo potrebbe godere di un grande favore ma si metterebbero ancora di più a rischi i conti pubblici per i prossimi anni, sempre a discapito delle future generazioni. Infatti la riforma Fornero, molto criticata, negli ultimi 10 anni (è entrata in vigore con la Legge di Bilancio del 2012) ha fatto risparmiare circa 80 miliardi di euro.
Ma parliamo di un sistema che ha costretto molti lavoratori in procinto della pensione è rinviare l’agognato traguardo. Per tale motivo Tridico chiede attenzione ed equilibrio.
Giovani senza lavoro stabile: a rischio il futuro del Paese
La riforma Fornero fu definita “lacrime e sangue” e così è stata, salvaguardando però i conti pubblici. È necessaria un’inversione di tendenza, lasciare a lavoro per più tempo chi non pratica attività particolarmente usuranti come il settore impiegatizio o il lavoro intellettuale.
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Ma guardare solo a un nuovo sistema pensionistico non basta. È fondamentale che i giovani abbiano un lavoro stabile il prima possibile e in modo sostenibile si possa tornare a fare figli come negli anni Sessanta e Settanta, dando più soldi a chi oggi ha meno, favorendo una maggiore redistribuzione della ricchezza.