A marzo è previsto l’aumento delle pensioni varato con l’ultima Legge di Bilancio, ma questa non sarà l’unica buona notizia per i pensionati.
C’è stato un po’ di ritardo sull’adeguamento delle pensioni rispetto al tasso di inflazione, ma la buona notizia è che a marzo, finalmente, arriveranno aumento e arretrati per gennaio e febbraio. La manovra decisa dall’esecutivo ha infatti lo scopo di preservare il potere di acquisto delle pensioni nonostante il tasso di inflazione in aumento. Alcuni ritardi nell’iter burocratico, tuttavia, hanno comportato un ritardo da parte dell’INPS sul ricalcolo dei cedolini.
Ciononostante a marzo verranno erogati gli arretrati di gennaio e febbraio 2023, in più il cedolino del terzo mese dell’anno presenterà anche un aumento. Tale aumento sarà accreditato nella misura del 100% per tutte le pensioni fino a 4 volte la minima. Vale a dire a tutti gli importi non superiori a 2.101,52 euro. Per gli altri l’adeguamento andrà a scalare in base al reddito.
Aumento pensioni: oltre agli arretrati di marzo potrebbe arrivare una ulteriore buona notizia
A ciò bisogna aggiungere una ulteriore notizia, che potrebbe andare a influire sulla cifra effettiva delle pensioni comportandone un aumento. Tra le manovre di bilancio previste dal governo, infatti, una delle più consistenti è la riforma delle fasce contributive. Ad oggi esistono 4 fasce contributive, con relative percentuali di ritenute Irpef.
L’intenzione del governo Meloni è quella di portarle da 4 a 3, unificando in un’unica maxi fascia la seconda e la terza. E lasciando invariate prima e quarta. A quel punto la percentuale di ritenuta Irpef si abbasserebbe al 27% per la seconda fascia, di contro al 35% attualmente previsto. Meno ritenute fiscali andrebbero a comportare una cifra netta più alta e dunque un aumento delle pensioni.
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In particolare, secondo le stime degli esperti, dai redditi compresi tra i 35mila e i 40mila euro dovrebbe risultare un aumento compreso tra i 100 e i 120 euro netti in più al mese. In questo senso i redditi che ad oggi ricevono una percentuale di perequazione più bassa sono gli stessi che beneficerebbero maggiormente della riforma Irpef.