Cos’è e cosa produce Cento Fine Foods, che distribuisce specialità alimentari italiane negli Usa: l’inchiesta di Report.
Si torna a parlare di business dell’agroalimentare nella puntata del 30 gennaio della trasmissione di Raitre, Report, e stavolta si va oltre oceano, tentando di capire come si muove il mercato USA intorno a prodotti di provenienza italiana. Nel mirino della trasmissione, finisce l’azienda Cento Fine Foods, con 60 anni di storia.
L’azienda infatti è nata a Philadelfia nel 1963 ed è ampiamente nota per la distribuzione di di specialità alimentari italiane, in particolare di tipicità provenienti dal nostro Paese. Tra queste, non possono mancare prodotti dell’agroalimentare noti in tutto il mondo, come ad esempio i pomodorini San Marzano, al centro dell’inchiesta di Report.
Cento ha iniziato a produrre un prodotto alimentare italiano con la propria etichetta nel 1982. Successivamente, si è pian piano allargato, fino prima a inglobare alcuni marchi, poi dando vita a una varietà di prodotti sempre maggiore. Tra questi, hanno un certo appeal tra le famiglie negli Usa i prodotti Maurizio Pasta Artigianale e Panettone e Pandoro La Bella Valentina.
Si tratta di tutti alimenti che vengono descritti come sani e genuini, realizzati correttamente per garantire la loro consistenza e qualità complessiva. Cento Fine Foods è cresciuta fino a diventare il principale produttore, importatore e distributore di cibo italiano negli Stati Uniti. Tutto partendo da un’azienda a conduzione familiare.
LEGGI ANCHE –> Lidl fa colpo con i suoi copripiumini a meno di 22 euro
A oggi, stando a quello che sottolinea la stessa azienda, sono oltre 100 i prodotti italiani che vengono distribuiti da Cento. Da tre generazioni, dunque, l’azienda ha saputo espandersi e oggi si considera un mix di esperienza, tradizione e tecnologia, che ne fanno appunto l’azienda leader in questo tipo di importazione.
LEGGI ANCHE –> Fondi Lega Braccianti: il ruolo dell’ex deputato Francesco Caruso
Nella puntata di Report, Cento Fine Foods viene messa tra le aziende che però sfruttano il richiamo all’italianità e certificazioni mai ottenute realmente per aumentare i propri profitti, appunto facendo leva su un Made in Italy che poi in realtà non ci sarebbe. Si tratta di una battaglia, quella su Dop e Igp, che vede molte aziende italiane in prima linea, pur non riuscendo poi a dar seguito alle proprie richieste.