La truffa online è diventata un vero e proprio incubo per i consumatori italiani, ma attenzione alla novità che cambia tutto in materia di rimborso
Il biennio 2020-2022 è stato il periodo nero delle truffe nel territorio italiano. Un biennio segnato profondamente dalla pandemia da coronavirus covid-19 e dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.
Un biennio nel quale, forse nostro malgrado, siamo stati costretti ad accelerare il processo di utilizzo dei servizi online, soprattutto quelli bancari e postali, prestando così il fianco a nuove e raffinatissime modalità di truffa.
Il motivo è semplice, quasi banale. Fino al 2020 molti italiani avevano poca frequentazione con i servizi dispositivi legati ad internet. Per lo più leggevano news e navigavano sui social. Con la pandemia, il lockdown e le restrizioni sono stati costretti a cambiare abitudini.
Truffe online, il diritto al rimborso
Ma i consumatori italiani non erano pronti, sia a livello tecnico che a livello culturale, e si sono trovati in una condizione simili a quando l’Italia abbandonò la lire per l’euro. E pertanto, oggi come allora, qualche malintenzionato ne ha approfittato.
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I dati della Polizia Postale in tal senso sono drammatici. Nel solo 2022 sono stati quasi nove milioni gli italiani vittime di un tentativo di truffa online. E la cosa incredibile, e terribile, è che quasi 200.000 sono andate a segno.
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Tra queste una avvenuta nell’estate dello scorso anno a Palermo che, però, potrebbe aprire scenari impensati sulla questione del rimborso dei truffati. Un caso che potrebbe fare giurisprudenza.
I fatti, come detto, si sono svolti a Palermo, dove vive la donna vittima della truffa. La donna, una cliente di Poste Italiane, ha ricevuto il classico sms dove le si chiedeva di cliccare per aggiornare i dati dispositivi.
La donna, in buona fede, ha cliccato non consapevole di essere vittima di smishing. Morale della favola dopo poche ora ha trovato il proprio conto svuotato, l’ultimo saldo utile dava 2500 euro di giacenza.
La donna non si è persa d’animo, si è rivolta al Servizio Clienti di Poste Italiane per chiedere il rimborso della cifra perduta. Servizio Clienti che, però, le ha gentilmente sottolineato che non avevano responsabilità e non avrebbero agito in tal senso.
La donna siciliana si è cosi rivolta alla Polizia Postale per una denuncia formale. Denuncia formale che giunta per velocizzare la pratica all’arbitra ha delineato un caso di scuola obbligando Poste, in quanto responsabile della custodia degli averi della signora, di rimborsare i 2500 euro. Un caso che fa giurisprudenza