Facebook, multa stabilita dal Garante della Privacy adesso è diventata esecutiva: rischio effetto domino per il colosso?
Facebook ha sempre avuto un problema con i dati personali dei propri utenti. Fin da quando circa 15 anni fa il social blu ha avuto una grandissima diffusione nel nostro Paese, è sempre stata posta la questione della privacy.
Le attenzioni sono sempre state grandi sul tema e di tanto in tanto. in diversi Stati Facebook negli anni ha collezionato un bel po’ di multe. L’accusa è di di aver violato le norme che tutelano i dati privati.
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L’Autorità per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino nel 2019 ha comminato una sanzione per la diffusione indebita di dati personali. La vicenda coinvolge circa 12.700 cittadini del piccolo Stato enclave nel territorio italiano.
Dopo la prima sentenza l’azienda di Mark Zuckerberg aveva fatto ricorso prima presso il Tribunale di San Marino. Successivamente si era rivolta alla Corte d’Appello, sperando che il giudice decidessero per l’annullamento del provvedimento.
Ma con la sentenza numero 3 del 25 gennaio 2023 il ricorso è stato considerato inammissibile. A questo punto la decisione è esecutiva. Sono state riconosciute gravi responsabilità nel comportamento dell’azienda che “avrebbe dovuto prendere le opportune misure di sicurezza per prevenire il prelievo dei dati personali degli utenti”.
Ma nello specifico cos’è successo? La vicenda riguarda i dati di ben 533 milioni di utenti Facebook rubati dagli hacker e diffusi. San Marino, quindi, è solo una parte. La sentenza ha riconosciuto che la grande mole dei dati acquisiti da terzi doveva essere riconosciuta in modo immediato. Facebook doveva provvedere precedentemente alla prevenzione per evitare che ciò accadesse.
Umberto Rapetto, Presidente del Garante Privacy Repubblica, ha spiegato all’Ansa che è grande il significato di questa sentenza che diventa definitiva. “Per la prima volta viene riconosciuta una infrazione di questa gravità”. Non solo, l’importanza delle decisione sta anche nel fatto che a stabilire la sanzione è “il Garante di un piccolo Stato (San Marino ha 33mila abitanti, ndr) che nell’occasione ha tutelato la riservatezza dei dati personali di soli 12.700 sammarinesi. In pratica Davide contro Golia“.
Anche se ciò al momento non mette a soqquadro i bilanci del gigante Facebook, ciò è un esempio di quello che potrebbe succedere se anche le Autorità per la Privacy di altri Stati prendessero decisioni del genere.
Dopo l’istruttoria di San Marino si è mossa anche l’omologa dell’Irlanda che ha sanzionato Facebook per 265 milioni di euro. Per la repubblica della regione britannica c’è il ricorso ma la sentenza di San Marino potrebbe essere un precedente molto pericoloso per il social.
Intanto è arrivato anche il commento di Facebook. Tramite un portavoce ha espresso tutta la propria delusione per la decisione, spiegando che nel 2019 sono state apportate modifiche per rimuovere la possibilità di effettuare scraping dei dati degli utenti utilizzando i numeri di telefono.
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“Lo scraping non autorizzato dei dati è inaccettabile e contrario alle nostre regole. Continueremo a lavorare con le altre aziende del settore a questa sfida comune”, ha concluso.