L’Italia fa scuola, andare in pensione a 64 anni potrebbe diventare la regola dei principali Stati Europei. Ecco come e perché
In questa prima metà, del primo mese del 2023, tiene banco, con una certezza insistenza, un tema a lungo sopito nel dibattito politico ed economico. Parliamo della Riforma delle Pensioni. Un tema eluso sostanzialmente da tutti i governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi 13 anni.
Il motivo, politicamente comprensibile, ma economicamente disastroso per le casse dell’INPS è legato al varo, nel dicembre 2011 della Riforma Fornero. La riforma, l’ultima di settore, viene varata dal Governo tecnico guidato da Mario Monti e del quale Elsa Fornero era Ministro della Previdenza Sociale.
Pensioni, Macron come Meloni: si va a 64 anni
La Riforma, quasi obbligata, nasce nel mezzo delle tempesta perfetta dello spread, una tempesta economica che costò la guida del Governo a Silvio Berlusconi e che rischio di far precipitare l’Italia nel default.
LEGGI ANCHE –> ISEE 2023: cosa devi sapere prima di fare domanda
L’intervento che prende il nome del Ministro aveva tre capisaldi. L’allargamento del meccanismo del pro-rata per le pensioni calcolate con metodo contributivo; l’allungamento, da 60 a 65 anni, dell’età di quiescenza per le donne lavoratrici nel settore privato; blocco per 5 anni, dal 2012 al 2017, delle perequazioni.
LEGGI ANCHE –> Si chiama Matteo Messina Denaro, rischia di non incassare i soldi alle Poste
La norma, inevitabilmente, è stata oggetto di scontri e dibattito, anche aspri, ed oggi che termina il periodo di deroga alla sua applicazione torna a far discutere. Cosa farà il Governo Meloni? Quali iniziative intende prendere per mitigarla senza mettere a rischio i conti INPS? Al momento non è chiaro. E’ chiaro però cosa succede in Francia.
In Francia il Presidente della Repubblica Macron ha deciso di copiarla per intero. A partire dell’innalzamento dell’età per accedere alla pensione di anzianità dagli attuali 60 ai 64 anni. Non solo. Macron ha deciso di farlo anche contro la volontà dei sindacati, esattamente come fece Fornero nel 2011. Che sia un segnale politico che poi verrà colto dai maggiori Stati europei a partire dell’Italia? Lo scopriremo quando si riunirà il primo tavolo di concertazione