Di cosa si parla quando si parla di accise sui carburanti? In tempo di caro-benzina ci facciamo domande sul perché si debbano spendere così tanti soldi.
A partire dal primo gennaio le accise sui carburanti sono state reintrodotte. Dopo vari mesi di stop in cui lo Stato aveva smesso di prelevare questa tassa dai cittadini, con il nuovo anno questo taglio è venuto meno. E il prezzo dei carburanti ha ricominciato a salire! Ma quando si parla di accise non tutti sanno a cosa si fa riferimento con precisione. Ebbene, eccone i dettagli.
Le accise non sono altro che imposte sulla fabbricazione e vendita di beni, tra cui figurano anche i carburanti. Esse vanno a incidere sul costo finale dei carburanti, al fianco dell’Iva al 22%, e di conseguenza sul caro-benzina. Le accise sono state introdotte per la prima volta durante il ventennio fascista, all’epoca per finanziare la guerra in Abissinia del 1935.
Caro-benzina: come incidono le accise sulla spesa per i carburanti?
Di lì in poi, nel corso degli anni, tale tassa è aumentata periodicamente per far fronte a disastri ambientali, oppure adeguamenti contrattuali per posti pubblici e via dicendo. Tra il 1970 e il 2015, ad esempio, gli Italiani hanno versato nelle casse dello Stato ben 260 miliardi di euro (cifra attualizzata) sotto forma di accise, secondo i dati della Cgia. In molti casi questi contributi sono serviti a finanziare la ricostruzione di aree complite da disastri ambientali o terremoti.
Ma a comporre il prezzo delle accise vi sono ancora delle voci che risalgono a decenni fa. Alcuni esempi sono appunto la guerra in Abissinia, il finanziamento della crisi di Suez, la ricostruzione dopo il disastro del Vajont, la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze. E poi i fondi per il terremoto del Belice e del Friuli, quello dell’Irpinia nell’80, la missione Onu durante la guerra del Libano risalente al ’95.
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Nel 2004 lo Stato ha introdotto nuove accise per finanziare il rinnovo contrattuale degli autoferrotranvieri, poi l’acquisto di autobus ecologici. Cinque anni dopo, nel 2009 il terremoto dell’Aquila ha comportato un’accisa di 0,0051 centesimi al litro. Nel 2011 con le nuove accise si è fatto fronte ai costi di finanziamento per la cultura e per lo sbarco di immigrati libici in seguito alla crisi civile.
Poi anche le alluvioni in Liguria e Toscana, i terremoti dell’Emilia nel 2012 e infine, nel 2014i, il finanziamento di alcune spese del decreto Fare “Nuova Sabatini” con 0,0024 euro.