La busta paga del mese di dicembre ha tantissimi pregi ed alcuni difetti, da un lato il valore aggiunto della tredicesima dall’altro il temutissimo conguaglio IRPEF. Ecco come funziona
Ricordate la scena sulla tredicesima mensilità nel film di Checco Zalone Quo Vado? E’ la scena nella quale il protagonista, finito, per una serie di sfortunati eventi, sotto la scure del giudizio per direttissima di un capo tribù dell’Africa centrale, spiega la metafora della freccia che abbatte due bisonti.
E’ la divertente metafora della tredicesima, un diritto pensato negli Anni 30 dello scorso secolo e reso legge con la nascita della Repubblica. Un diritto che dà vita a quel momento dell’anno, dicembre, in cui arrivano due stipendi in un mese. Uno diritti più amati in assoluto dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Ma è davvero tutto oro quello che luccica? In parte no e vi spieghiamo perché.
IRPEF, il temutissimo conguaglio di dicembre
A dicembre di ogni anno, come detto, i titolari di contratto da lavoro dipendente, sia esso a tempo determinato che indeterminato, ricevono due buste paga. A metà mese la tredicesima mensilità frutto degli accantonamenti mensili e subito dopo Natale quella classica del mese.
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Ma mentre la prima è a “prezzo pieno”, la seconda, in genere è l’oggetto del conguaglio IRPEF. Il conguaglio IRPEF è un meccanismo per cui alla fine dell’anno il datore di lavoro calcola quanto effettivamente pagato al dipendente, quanto effettivamente versato all’Erario come trattenuta alla fine dell’Anno. E poi fa la differenza con quanto indicato nel Contratto Collettivo Nazionale e nel contratto aziendale
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La differenza tra questi valori genera quello che viene chiamato conguaglio. Conguaglio che può essere a favore del dipendente, ma è un caso raro, o più spesso a favore dell’Erario. Succede cosi, nella maggior parte dei casi, che il lavoratore dipendente dopo aver gioito per la tredicesima mensilità mastica amaro, amarissimo, per uno stipendio che è più basso del solito. A volte anche del 35-40%. Un meccanismo per il quale in più di una trattativa e in più di una occasione si è chiesto di porre rimedio. Ma la volontà politica, aziendale e sindacale ad oggi è rimasta lettera morta.