L’arrivo del 2023 porta con sé una modifica sostanziale nel meccanismo di rottamazione delle cartelle esattoriali. Ecco cosa cambia
La prima manovra finanziaria del Governo guidato dal Presidente Giorgia Meloni è legge. Si tratta di una manovra dal valore complessivo di 35 miliardi di euro gran parte dei quali, circa il 60%, saranno utilizzati per affrontare la grave crisi energetica che attraversa il Paese.
Il restante 40% viene investito, essenzialmente, in tre assi distinte. Nella modifica dei Bonus, nelle Pensioni, tanto nell’adeguamento dei cedolino al costo della vita, quanto nella gestione della fine della deroga alla Riforma Fornero, e nel taglio del cuneo fiscale per i redditi sotto i 35.000 euro.
Sparisce invece, dal primo atto di governo vero e proprio di Meloni, la cosiddetta pace fiscale ed è quasi una sorpresa visto quanto dichiarato, in più occasioni, durante la campagna elettorale per il voto del 25 settembre.
Rottamazione Cartelle esattoriali, cosa cambia per il 2023
Sparisce la cosiddetta Pace fiscale per due ordini di motivi. Il primo è il rispetto dei parametri del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR. Il secondo è legato alla massa di evasione fiscale presente nel Paese.
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Con la fine del 2022, infatti, il calcolo, nonostante l’aumento degli incassi da parte dell’Agenzia per le Entrate supera, di slancio, i 1100 miliardi di euro. Una cifra abnorme pari, se parametrati al dato del 2022, a 31 anni di manovre finanziarie.
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Cancellare di netto, come nel progetto iniziale, tutte le cartelle esattoriali inferiori ai 1000 euro emesse nel periodo 2000-2015, diventava politicamente insostenibile. Ma cosa accade ora a queste cartelle? Saranno rottamate, saranno stralciate o seguiranno il normale iter?
Certezze ad oggi non ve ne sono ma la scelte che prevale è quella del saldo e stralcio, ossia un accordo tra cittadino ed Agenzia delle Entrate per una riduzione del costo complessivo delle cartelle, circa all’80% pagamento immediato di una parte di esse e poi una rateizzazione di 18 rate nell’arco di 5 anni per chiudere il contenzioso.
Va detto che il progetto è ancora allo studio e che non vi sono certezze, alcuni ad esempio vorrebbero l’equiparazione completa al cosiddetto meccanismo del Salva-Calcio. Una cosa è certa l’evasione va aggredita ma non è partendo dai piccoli importi che se ne verrà a capo