Riforma IRPEF, l’esecutivo sta studiando il modo per riscrivere le regole della tassazione sui redditi: cosa potrebbe cambiare
In queste ore i pensieri e le azioni del governo sono tutte rivolte all’approvazione della Legge di Bilancio che deve avvenire entro il 31 dicembre.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha però già annunciato che uno dei primi provvedimenti in materia finanziaria del 2023 sarà la riforma dell’Irpef.
Riforma IRPEF, le intenzioni del governo
Le aliquote ora sono quattro e saranno ridotte a tre. Si tratterebbe della terza modifica in un anno circa perché erano cinque, poi il governo Draghi le aveva portato a quattro.
Quella prospettata per l’anno nuovo si tratterebbe di una fase transitoria che porterebbe all’implementazione definitiva della flat tax, il sistema impositivo con aliquota unica.
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Le quattro aliquote Irpef attualmente sono le seguenti:
23% fino a 15mila euro;
25% da 15mila a 28mila euro;
35% da 28mila a 50mila euro;
43% oltre i 50mila euro.
Secondo le intenzioni del governo Meloni, si dovrebbe creare uno schema che prevede la tassazione al 23% per i redditi fino a 15mila euro (dunque in questo caso non cambierebbe nulla), poi si procederebbe in questo modo:
27% tra 15mila e 50mila euro;
43% sopra i 50mila euro.
I vantaggi sarebbero per i cittadini che hanno redditi medi, tra i 28mila e i 50mila euro che pagherebbero il 27% e non più il 35%. Questa fascia rispetto all’attuale sarebbe allargata. Volendo dividere i redditi medio tra più bassi e più alti, beneficerebbero maggiormente i secondi.
In pratica a pagare di più sarebbero i cittadini tra 15mila e 28mila che dal 25% vedrebbero salire l’aliquota a 27%. Per superare questo problema, però, si potrebbero usare le detrazioni fiscali.
Secondo i numero dell’Osservatorio Itinerari Previdenziali solo il 13% dei contribuenti dichiara al Fisco almeno 35mila euro lordi all’anno contribuendo al 60% del gettito Irpef complessivo.
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Dunque anche se il questo tipo di operazioni potrebbe piacere molto ai redditi medi, in termini economici sarebbe poco efficiente perché risparmierebbero poco. Chi guadagna molto, invece, continuerebbe a pagare lo stesso mentre dovrebbe sborsare di più.