Il 2023 parte bene per milioni di lavoratori italiani, con lo stipendio di gennaio, infatti, scattano i tanto attesi aumenti degli stipendi in busta paga. Ecco chi ne beneficia e perchè
La prima manovra finanziaria del Governo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in dirittura di arrivo. Scavallati il Natale e Santo Stefano restano cinque giorni intera di lavorazione. Giorni nei quali, per chiudere il percorso, vanno superati, in sequenza, la tagliola degli emendamenti, rispondere ai rilievi della Ragioneria di Stato e portare il testo definitivo in Aula.
Una volta arrivato in Aula Meloni, apponendo la fiducia, punta ad approvare lo stesso, senza modifiche sia alla Camera che al Senato pena andare all’esercizio provvisorio della gestione del Bilancio dello Stato. Uno spauracchio da evitare soprattutto in un periodo di crisi energetica ed economica come quello attuale.
La manovra finanziaria, il primo vero atto di governo della nuova maggioranza uscita dalle urne del 25 settembre, sarà di circa 35 miliardi di euro. Il 60% della cifra sarà utilizzato per fare fronte alla crisi energetica mentre il 40% della stessa sarà investito su pensioni e sviluppo.
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In particolare una parte di esso andrà a tagliare di quasi il 3% il cosiddetto cuneo fiscale. Il Cuneo fiscale è un indicatore economico, a tratti perverso, che calcola la differenza reale tra quanto un’impresa paga in tasse per un lavoratore e quanto il lavoratore stesso riceve in busta paga.
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Il taglio del cuneo per l’anno 2023 permette di fatto di aumentare lo stipendio a diversi milioni di lavoratori, 15 per la precisione, quelli che hanno un reddito ricompreso tra i 10.000 ed i 35.000 euro l’anno.
Vediamo nel dettaglio come viene distribuito l’aumento in busta paga. Il taglio sarà intero, del 3% e con un aumento medio che va dai 18 ai 38 euro a seconda del reddito per i lavoratori il cui reddito va da 10.000 a 25.000 euro. Ci sarà un taglio del 2% invece per i lavoratori che hanno un reddito che va da 25.001 a 35.000 euro che avranno un aumento tra i 26 ed i 30 euro.
Restano esclusi dal taglio del cuneo fiscale i lavoratori con reddito superiore ai 35.000 euro e che rappresentano circa 3 milioni e mezzo di dipendenti.