Smart working, le regole in vigore nell’anno che si appresta a cominciare: cosa cambia e chi deve andare in ufficio
Il governo ha prorogato il diritto allo smart-working con un emendamento nella manovra economica ma solo per i lavoratori fragili, sia nel settore pubblico che nel privato.
Esclusi dunque i genitori di figli under 14 che dovranno tornare a lavorare in sede o comunque contrattare con l’azienda quando e se poter lavorare alcuni giorni da casa.
Smart working addio nel 2023: cosa cambia
Lo smart-working agevolato è dunque prorogato fino al 31 marzo per i lavoratori con gravi forme di disabilità così come i pazienti oncologici. Idem per chi è immunodepressione e si sottopone a terapie salvavita. Necessario ovviamente il certificato medico che attesti lo stato del paziente.
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Rientrano nell’elenco dei pazienti fragili anche chi è affetto da cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, diabete mellito, bronco-pneumopatia ostruttiva cronica, epatite cronica e obesità.
All’anno nuovo dunque i dipendenti privati dovranno stipulare un accordo con la propria azienda facendo riferimento a quanto stabilito con i sindacati.
Ma perché il governo ha preso questa decisione? Con i vaccini e i dispositivi di sicurezza personali come le mascherine, il Covid è meno diffuso e dunque man mano i lavoratori possono tornare in ufficio.
Secondo il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo il minore ricorso allo smart-working è per tornare “alla normalità visto che le scuole ora funzionano regolarmente”. In caso di urgenza per i genitori degli under 14 si può sempre applicare il lavoro da remoto.
Questa soluzione è stata molto comoda per abbassare il numero dei contagi. Una grande comodità ma è innegabile che per molti si è rivelata un’arma a doppio taglio. Non solo perché le case si sono trasformati in ufficio ma anche per problemi logistici e organizzativi.
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Pensiamo durante la fase più acuta della pandemia con i figli collegati in video lezione. A volte le linee internet non riuscivano a supportare tutto quel traffico. A giuste dosi resta però una soluzione favorita da molti lavoratori, anche se sarebbero graditi bonus per il consumo di corrente elettrica in casa come già fanno tante grandi aziende.