Tra le tante proposte attuate in fase di manovra finanziaria vi è la reintroduzione dei voucher lavoro, destinati ora anche alle discoteche.
I voucher lavoro, anche noti come buoni lavoro, sono stati introdotti nel 2003 ma entrati in vigore solo a partire dal 2008 sotto il quarto governo Berlusconi. Di lì a qualche anno, per la precisione nel 2017, il governo Gentiloni li ha aboliti. Spinto anche dalle pressioni della CGIL che premeva per una regolamentazione dei contratti di lavoro a discapito dei voucher lavoro.
Ad oggi, in fase di manovra di bilancio, il governo Meloni ha deciso di reintrodurre i buoni lavoro, ma con qualche modifica. Innanzitutto è stata ampliata la platea di lavoratori occasionali che potranno far ricorso ai voucher lavoro: in particolare sono stati aggiunti agricoltura, bar e ristoranti, lavori domestici, discoteche e club notturni.
I sindacati uniti contro i voucher lavoro: sono strumenti diffusori di precariato
In secondo luogo il tetto del limite annuale per l’utilizzo dei voucher lavoro è aumentato a 10mila euro. Inizialmente posto a 5mila euro, col governo Renzi esso era aumentato fino a 7mila. Con quello guidato da Giorgia Meloni sarà invece possibile fornire prestazioni occasionali lavorative fino a 10mila euro, anche per datori di lavoro diversi. Precedentemente, stando alle norme introdotte dal Dl Dignità, le prestazioni occasionali non potevano superare il tetto massimo di 5mila euro l’anno. Anche in caso di collaborazioni con datori di lavoro differenti.
Ogni nuovo voucher avrà un valore di 10 euro lordi e 7,50 euro netti. I dati dell’INPS, prima che i voucher lavoro venissero aboliti, parlavano addirittura di 433 milioni di buoni lavoro utilizzati. Ciononostante i sindacati uniti (CGIL, CISL e UIL) continuano a dichiararsi non favorevoli alla manovra in quanto strumento di apologia e diffusione di precariato.
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Tra le altre novità discusse in fase di manovra di bilancio anche quelle riguardanti l’abolizione delle ricette elettroniche per i medici. In seguito alle proteste del personale sanitario, tuttavia, il governo ha preso la decisione di inserire la ricettazione elettronica nel decreto Milleproroghe e di allungarne i tempi fino a fine dicembre 2023.