L’innalzamento del tasso di interesse ha letteralmente azzerato la convenienza dei mutui con tasso variabile, ecco la scappatoia per salvarsi dal salasso
Nei giorni scorsi il Governatore della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde ha messo mano ad uno degli strumenti più delicati per la gestione economica della UE, il tasso di interesse. Con una scelta imprevista e per molti analisti azzardata ha alzato di 50 punti base il tasso minimo.
Tasso di interesse che, ricordiamo, ha un impatto immediato su tante sfere della vita, dai depositi in conto corrente ai prestiti, per non tacere dei finanziamenti su tutti i mutui per l’acquisto della casa. Ed è proprio su questo versante che l’impatto della decisione di Lagarde è più intenso, soprattutto per chi nel tempo ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile.
Il mutuo a tasso variabile, in linea di principio è il più conveniente, è un mutuo la cui rata mensile è soggetta a modifiche in base alle variazioni del tasso di interesse. Una scelta valida in periodo di economia forte. Decisamente poco opportuna in periodo di crisi economica.
Mutui a tasso variabile, c’è la scappatoia
Un dato per tutti per capire lo stato attuale delle cose. Il mutuo variabile, con il nuovo tasso, sale al 2,5% di interessi, il mutuo fisso è fermo al 2,38%. L’aumento medio per ogni famiglia è in media di 35 euro. E tendente alla crescita.
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Per far fronte a questo stato di cose il Governo del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha deciso di inserire nella manovra finanziaria per il 2023 un emendamento strategico. L’emendamento in questione prevede che si possa passare dal mutuo a tasso fisso al mutuo a tasso variabile senza spese.
L’operazione è possibile entro il 31 dicembre ma solo a determinate condizioni. La prima è che l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, l’ISEE sia inferiore ai 35.000 euro annui. Questo al fine di sostenere le famiglie con reddito medio basso.
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Il secondo è che il mutuo contratto sia inferiore ai 150.000 euro, ed anche qui la motivazione è direttamente proporzionale al favorire il ceto meno abbiente del Sistema Paese.