Si tratta di una situazione che è proseguita per alcuni anni. Ma, alla fine, la verità è venuta finalmente a galla.
Ci sono alcune vicende che necessariamente lasciano l’amaro in bocca, soprattutto quando ci si prende gioco delle fragilità altrui.
Una storia, quella che vogliamo riportare nelle prossime righe, che naturalmente si potrebbe definire in questo modo. In realtà, si tratta di un episodio cominciato già qualche anno fa, per la precisione, nel 2012, ma che si è trascinato anche oltre.
Vediamo, allora, di capire meglio di che cosa si tratta. In particolare, protagonisti di quanto accaduto sono una donna e un uomo con una certa differenza d’età.
Nella fattispecie, una ballerina di lap dance, di quarant’anni, e un sessantenne si sono conosciuti proprio nel locale dove lavorava la suddetta persona di origini dell’Est Europa.
Così, ben presto, pare che i due abbiano instaurato un’amicizia poi sfociata in quella che sembrava una relazione sentimentale. Tuttavia, a quanto pare, la donna in questione non era tanto mossa da sentimenti amorosi, bensì da fini molto più pratici e interessati.
Il fatto, poi arrivato persino sui banchi del Tribunale di Mantova, durante il processo è stato considerato alla stregua di una truffa aggravata effettuati in complicità con altre due persone.
Da quello che è emerso, quindi, la ballerina avrebbe approfittato delle problematiche psichiche dell’uomo per ottenere delle somme di denaro.
Insomma, la donna avrebbe abbastanza spremuto il bancomat dell’operaio mantovano fino al 2018 quando, finalmente, anche dietro suggerimenti di familiari, la vittima avrebbe deciso di sporgere denuncia.
Sembra anche che quelle altre due persone in combutta con la donna abbiano finto di dare una mano al malcapitato per cercare un nuovo lavoro. Ma, alla fine, è venuto fuori che anche quei due avevano ben altro scopo in mente.
Questa finta love story che, come ricordiamo era cominciata in un night club di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia, è proseguita per un bel po’ di tempo. La signora, infatti, era riuscita a convincere l’uomo a darle diversi soldi per sostenerla economicamente.
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In seguito, poi, a delle analisi approfondite, quindi, il tribunale ha evidenziato che l’operaio sfruttato aveva un deficit cognitivo, forse, per questo, non era stato in grado di rendersi conto della situazione in cui si trovava.