Manovra, Landini e il sindacato pronti a scendere in piazza contro la Legge di Bilancio: quali sono i punti contestati
Cgil e Uil contro la Legge di Bilancio che sarà discussa nei due rami del Parlamento. I sindacati hanno proclamato lo sciopero contro la manovra. I motivi li ha spiegati il segretario della Cgil Maurizio Landini in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Ha rivendicato che la stessa iniziativa dello scorso anno ha portato il governo allora guidato da Mario Draghi a tagliare il cuneo contributivo di due punti. Una decisione “che oggi ci viene rivenduto come una misura di questo esecutivo, e portò all’istituzione della tassa sugli extraprofitti”, che come effetto ha avuto il bonus 200 euro per i lavoratori nel 2022.
Manovra, il sindacato contro: i motivi
Landini giudica la manovra regressiva nel merito e nel metodo. L’incontro con i sindacati, dice il segretario, c’è stato dopo il vertice di maggioranza, sostenendo che non potevano esserci modifiche sostanziali. La legge non si affronta l’emergenza dei salari e con il ritorno dei voucher “si allarga il precariato“.
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Se il sindacato reagisce contro la manovra con il legittimo atto dello sciopero, altri purtroppo l’hanno fatto con le minacce al capo del governo sul tema del Reddito di Cittadinanza, ammorbidito nel 2023 e abolito l’anno successivo.
“Le minacce e le azioni violente vanno condannate“, afferma Landini, ma sottolinea che non bisogna pensare che chi non è d’accordo è violento. E di motivo per essere in disaccordo ce ne sono.
Il segretario ricorda che secondo l’Europa in Italia c’è il record di evasione fiscale e il governo aumenta l’uso del contante riducendo l’obbligo del Pos: “Non c’è la volontà politica di combattere l’evasione“.
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“Il nostro obiettivo è difendere i lavoratori a prescindere da come hanno votato”, ha detto in conclusione, e l’arma alla quale si vuole ricorrere è lo sciopero in piazza “ricercando accordi per determinare i cambiamenti necessari”.
Oltre al no del Paese reale, c’è attesa anche per quanto avverrà nell’istituzione con la discussione e il voto in Parlamento su alcune misure in particolare, anche se il governo può contare su un’ampia maggioranza.