Con la nuova manovra di bilancio il governo Meloni ha abolito alcuni dei bonus erogati nel 2022 a partire da gennaio 2023: quali sono?
Con l’ultimo Consiglio dei Ministri si è decisa la nuova manovra finanziaria che andrà a comporre la Legge di Bilancio. Giorgia Meloni, in qualità di presidente del Consiglio ha dunque deciso per l’eliminazione di alcuni bonus erogati durante il corso del 2022 e per l’introduzione di nuove manovre economiche.
Ma quali sono dunque i benefici che andremo a perdere a partire da gennaio 2023, stando alle disposizioni dell’ultima manovra finanziaria? Innanzitutto bisogna considerare che in un periodo di grave crisi economica ed energetica, la maggior parte dei fondi statali dovranno essere destinati al supporto delle famiglie contro il caro-bollette. E contro l’inflazione che sta portando a un aumento del costo della vita generale.
Dei 35 miliardi a disposizione, dunque, la maggior parte andrà a comporre i piani di emergenza sotto forma di bonus e aiuti economici a cittadini e famiglie. Tali fondi verranno in parte recuperati dalle modifiche o dall’abolizione di alcuni bonus di cui abbiamo beneficiato durante il 2022. Il primo è il superbonus 110% dedicato all’adeguamento energetico e alla ristrutturazione di casi e condomini.
Da un contributo del 110% si passerà invece a uno del 90%, che comporterà una platea necessariamente ristretta di beneficiari. Il bonus barriere architettoniche si estinguerà al termine del 2022. E anche il bonus trasporti, ad oggi, non verrà prorogato per il prossimo anno e scadrà il 31 dicembre.
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Inoltre si riabbasserà anche il tetto dei fringe benefits che le imprese possono fornire ai dipendenti. Da 3mila euro destinati anche al pagamento di luce, gas e acqua si tornerà al tetto di 258,23 euro e le bollette non saranno più comprese tra i vari benefit aziendali. Dovremo dire addio anche al voucher carburanti da 200 euro e allo sgravio fiscale del 50% dedicato alle madri lavoratrici impiegate nel settore privato.
Addio anche a quota 102 per le pensioni, al posto della quale subentrerà quota 103. Essa permetterà di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi e 62 anni di età anagrafica.