Il cliente storico delle banche deve fare attenzione perché potrebbe avere grandi problemi con il fisco italiano
Sono milioni gli italiani che hanno un conto corrente cointestato, tra genitori e figli ma soprattutto tra coniugi. In quest’ultimo caso avviene in modo particolare quando c’è un mutuo acceso e mensilmente si paga la rata.
Per conto corrente cointestato si intende quando il deposito in banca viene sottoscritto da due o più persone. Ci sono diverse tipologie ma non tutti sanno che esistono anche delle “mosse” ben precise da non fare per evitare di avere puntati addosso gli occhi del Fisco.
Esiste infatti il conto cointestato a firma congiunta e disgiunta. I nomi sono già intuitivi: con il primo per ogni operazione c’è bisogno della firma di tutti i titolari, con il secondo anche di uno o di alcuni di essi.
Prelievi e versamenti, su questi va posta particolare attenzione, ma anche sui bonifici. Infatti basta poco, qualcosa di sbagliato, e l’Agenzia delle Entrate subito avvia i controlli.
Il cliente storico delle banche con conto cointestato: i rischi
Poniamo un esempio utile per sciogliere un dubbio. Un conto è cointestato tra il marito e la moglie: i soldi sono divisi al 50%? Non è così e lo dice la Cassazione che si è espressa nella sentenza numero 25684 del 22 settembre 2021: il denaro è di chi lo versa sul conto.
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La Suprema Corte è arrivata a questa decisione dopo il caso di un uomo che aveva preso i soldi dal conto cointestato con la moglie senza dire nulla a lei. Il Fisco ha considerato la cifra prelevata un aggiunta al reddito del marito e pertanto l’aggiunta di tasse.
Insomma, la Cassazione ha dato ragione al Fisco e ha stabilito che i soldi nel conto, anche se è cointestato, sono di chi li versa.
A cosa fare attenzione
Quindi, per non sbagliare, innanzitutto è importante scegliere quale tipo di conto aprire, con firma congiunta o disgiunta, per evitare problemi con il caso citato dove il marito credeva che i soldi fossero anche i suoi. I soldi sono chi li versa e ciò influisce sulla dichiarazione del redditi e quindi le tasse da pagare.
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Inoltre, in caso di pignoramento, sul conto resterebbe comunque il 50% del totale. Ciò avviene perché la legge prevede che il creditore deve garantire al debitore i mezzi per il proprio sostentamento. Significa che anche se uno dei due intestatari mette più soldi sul conto (ad esempio, il 70-80% del totale), ma per un provvedimento che riguarda l’altro i soldi vengono pignorati, resterà solo la metà del totale.