Come è stato deciso, anche i lavoratori domestici hanno diritto a percepire la nota gratifica natalizia. Vediamo come calcolarla.
La cosiddetta tredicesima, come molti forse sanno già per esperienza diretta, è un contributo economico che viene riconosciuto ai dipendenti nel mese di dicembre, quasi come se fosse, per l’appunto, una sorta di regalo natalizio.
L’istituzione di questo riconoscimento, quindi, risale a del tempo fa, quando, per la precisione, non era ancora obbligatorio. Successivamente, però, grazie al contratto collettivo nazionale, il datore di lavoro è diventato costretto per legge a elargirlo.
A partire dagli anni Sessanta, inoltre, rispetto a quanto accadeva in precedenza, l’allora Presidente della Repubblica in carica estese tale diritto a numerose categorie di lavoratori.
In particolare, dunque, questo pagamento aggiuntivo spetta ai dipendenti, sia con un contratto a tempo determinato che indeterminato, ai pensionati e ai domestici. Al contrario, invece, non è previsto che lo ricevano i parasubordinati, coloro che hanno un impiego a progetto e gli autonomi.
Da non dimenticare, inoltre, che sono esclusi anche tutti coloro che percepiscono l’assegno di accompagnamento. Naturalmente, però, la somma che viene corrisposta viene calcolata a seconda della retribuzione che viene percepita e sarebbe un dodicesimo del totale.
La gratifica natalizia per i lavoratori domestici
Ma, come abbiamo accennato poche righe fa, anche le colf e le badanti hanno diritto a prendere la tredicesima. E, dato che, quindi, queste ultime non esplicano i propri servizi all’interno di un ufficio, dovrà essere il nucleo familiare di riferimento a occuparsi di tale cifra.
E, d’altro canto, c’è una differenza tra chi lavora a ore o a tempo pieno. Nel primo caso, dunque, bisogna moltiplicare la paga oraria per il totale delle ore lavorate in sette giorni e, ancora, moltiplicare il risultato per le settimane lavorative annuali. Infine, si divide il tutto per dodici.
Nella seconda condizione, invece, si deve moltiplicare la paga mensile per il numero di mesi in cui effettivamente si è lavorato. Ciò sta a significare che se il lavoro non è cominciato proprio all’inizio dell’anno, cioè per esempio, a marzo, si conteranno dieci mensilità.
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Il calcolo, quindi, è quasi terminato, poiché, a questo punto, si aggiunge eventualmente il vitto e alloggio e si divide il tutto per 12.