Le tasse rappresentano lo strumento principe del Patto Sociale il più necessari ed al tempo stesso il più detestato, ecco quando paga a titolo di esempio chi ha un reddito di 50000 euro
Per il Sistema Italia il rischio recessione è davvero dietro l’angolo. I dati micro e macro economici non ammettono dubbi. Quelli micro indicano una chiarissima situazione di stagnazione dei consumi con un rischio concreto, dati Confesercenti, di una contrazione netta di 2 miliardi di euro solo nel Natale 2022.
I dati macro sono ancora peggiori. Il Prodotto Interno Lordo, il PIL nel 2022 crescerà meno del previsto, bucando quindi le stime di recupero, la crisi energetica segnala aumenti incontrollati delle bollette e l’inflazione, considerata scomparsa su questi schermi è tornata al dato del 1984, l’11,8% con previsioni di crescita oltre il 13 per fine.
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A tutto questo si somma il drammatico dato dell’evasione fiscale stimata, per difetto, intorno ai 1100 miliardi di euro. Se consideriamo che la prima manovra finanziaria del Governo guidato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attestata sui 32 miliardi ci rendiamo conto che recuperando le cifre delle tasse evase copriremmo i costi di quasi 30 anni.
Va detto però, per dovere di cronaca, che l’Italia oggi ha la pressione fiscale più alta d’Europa. Solo di economia emersa parliamo di circa il 49% e non sempre a fronte di servizi pubblici adeguati.
Un dato che non giustifica ma che sicuramente spiega lo stato dell’arte. Basta osservare nel dettaglio le tasse che paga un reddito ormai considerato medio, quello dei 50.000 euro. Se parliamo di un lavoratore dipendente l’aliquota del nuovo scaglione IRPEF, quello entrato in vigore nel gennaio 2022 è del 35%.
Se parliamo di un titolare di Partita IVA la tassa scende al 15% ma senza il beneficio che ha il lavoratore dipendente di ferie e malattia retribuite. Il che innalza la tassazione reale a circa il 40%.
L’unico agio vero per i lavoratori autonomi è determinato dal cosiddetto regime agevolato quello che permette di versare solo il 5% dal momento dell’apertura della Partita IVA ai 1825 giorni successivi, in sostanza 5 anni. Un meccanismo introdotto per agevolare le startup aziendali.
Un meccanismo che, con l’innalzamento del limite dei redditi che rientrano nella flat tax, oggi è 65.000, potrebbe essere allungato a 7 anni. Ma al momento siamo nel campo delle ipotesi. La realtà la scopriremo solo con il varo della Manovra finanziaria e della Legge di Bilancio per l’anno 2023