Le truffe sono in costante aumento e sempre più persone ne cadono vittime, l’ultimo caso riguarda delle bollette falsificate.
I casi di truffe stanno aumentando esponenzialmente e sono sempre più numerose le persone che ne cadono vittime. Stando ai dati raccolti dalla polizia posale a partire dal 2020, solo i casi di truffe online sono aumentati del 27%. Ma il phishing non è certo l’unico modo in cui i truffatori riescono a frodare le persone allo scopo di estorcergli soldi o denaro. Tanto che si parla addirittura di un danno complessivo che supera i 505 milioni di euro.
Grazie ai mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione, infatti, è diventato molto facile spacciarsi per chi non si è. Ad esempio imitando le forme comunicative di grandi aziende tramite messaggi sui social o mail, oppure ricorrendo a vere e proprie lettere falsificate. Sfruttando il nome di grandi enti, come ad esempio ENI o Poste Italiane, i truffatori riescono spesso ad accaparrarsi la fiducia delle persone, abituate ad associare ai grandi nomi un’idea di sicurezza e affidabilità.
In aumento i casi di truffe, anche con bollette false
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A smascherare una grossa truffa, negli ultimi tempi, è stato ad esempio il celebre portale Facile.it, grazie alla collaborazione con gli istituti mUp Research e Norstat. Si sono resi conto che migliaia di italiani sono stati frodati tramite bollette false. In particolare, ben il 7.1% dei truffati ha dichiarato di aver ricevuto una truffa di questo tipo.
A questa seguono poi le frodi su carte di credito o debito, con una percentuale del 6.5%, e quelle che avvengono tramite telefonia mobile, con una percentuale pari al 5,2%. Ricorrendo a SMS o messaggi, infatti, i malintenzionati cercano di estorcere dati sensibili, ad esempio al fine di accedere ai conti bancari delle vittime. Sono recenti le frodi che hanno sfruttato il nome di ENI e Poste Italiane.
Nel primo caso sono stati trovati online messaggi che invitavano all’acquisto di azioni ENI al fine di ottenere un guadagno. Nel secondo alcuni utenti hanno ricevuto mail firmate Poste Italiani in cui si chiedeva di inserire i propri dati di conto attraverso un link. In entrambi i casi le compagnie hanno smentito che ci sia alcunché di vero, invitando a verificare che si tratti di comunicazioni legittime prima di condividere qualsiasi dato sensibile.