Stipendio tagliato? Come devi muoverti per far valere i tuoi diritti

I soprusi in ambito lavorativo possono essere puniti severamente, soprattutto in caso di stipendio tagliato ingiustamente o licenziamento.

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(Adobe)

In materia di diritti del lavoratore la legge parla chiaro: a ogni dipendente deve essere corrisposto uno stipendio commisurato alle sue mansioni. A definire queste condizioni sono i contratti di lavoro nazionali, anche se in materia di retribuzione vi è una certa libertà che le parti in causa possono esercitare.

Entro il rispetto del limite minimo retributivo individuato dalla giurisprudenza nel principio costituzionale della retribuzione sufficiente, al datore di lavoro è data una certa libertà nella gestione delle buste paga. Ma non quando questo si azzarda a licenziare un dipendente senza giusta causa o a tagliarne lo stipendio previa minaccia di licenziamento. In questi casi, infatti, i rischi per il datore di lavoro sono piuttosto alti: vediamo in cosa può incorrere.

Ridurre lo stipendio di un lavoratore sotto minaccia è un reato penale

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Minacciare di licenziare un dipendente al solo fine di poterne ridurre la retribuzione mensile è un reato penale. A decretarlo è una recente sentenza della Corte di Cassazione. In caso il datore di lavoro commetta un atto simile esso si esporrà al rischio di condanna per estorsione. Anche nel caso in cui ometta di versare lo stipendio al proprio dipendente in tutto o in parte, quest’ultimo potrà procedere a un’azione legale.

In alternativa il dipendente può decidere di ricorrere alla conciliazione monocratica o alla diffida per crediti patrimoniali. Va inoltre tenuto presente che in caso di ritardo nel versamento dello stipendio, il lavoratore ha il diritto di dare le dimissioni per giusta causa. In seguito il datore di lavoro dovrà corrispondere lo stipendio maggiorato di more per il ritardo nel pagamento.

Infine va specificato che una riduzione dello stipendio esplicitamente concordata con un dipendente, ad esempio durante un periodo di crisi economica per l’azienda, è del tutto legittima. Essa necessiterà dell’accordo delle due parti e non potrà essere unilaterale, poiché quello della retribuzione è uno dei punti inalterabili del contratto di lavoro.

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